La trilogia di romanzi di Elizabeth Strout ha lo stesso pregio delle serie tv di qualità: grazie all’effetto cumulativo, diventa qualcosa di più della somma dei suoi episodi. Di solito i romanzi di questo tipo si muovono cronologicamente in avanti seguendo una storia lineare. Con Oh William!, tuttavia, Strout intreccia costantemente nuovi filoni alla trama principale, scivolando avanti e indietro nel tempo. La vita di Lucy Barton rimane il perno centrale: questa donna “venuta dal nulla” e che, nonostante il successo come scrittrice, si ritiene “invisibile”, rimanendo per sempre vittima della sua educazione, della sua brutale povertà, del padre poco comunicativo e della madre poco sorridente e poco affettuosa. William, il primo marito di Lucy, è il caso di studio centrale di questa nuova puntata. Il loro matrimonio è naufragato a causa delle altre donne con cui William andava a letto. E anche se inizialmente lo ha perdonato, alla fine Lucy ha fatto una scelta ed è andata a vivere in un appartamento in affitto. Strout, come sempre, non si affida alla trama, ma indugia tra momenti ricordati casualmente, che si tratti di una crisi di panico o di una conversazione incompleta, costruendo il quadro di una vita condivisa e delle sue conseguenze. Ma definirli ricordi casuali ne sminuisce il silenzioso virtuosismo: ciò che abbiamo qui sono lampi squisitamente coreografici che illuminano la confusione, le contraddizioni e gli errori di valutazione di qualsiasi matrimonio.
Jonathan Myerson, The Guardian

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Questo articolo è uscito sul numero 1461 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati