Il primo album di Burna Boy è stato pubblicato quasi dieci anni fa, ma solo negli ultimi tempi l’artista nigeriano, vincitore di un Grammy nel 2021, ha raggiunto la fama internazionale grazie alla sua miscela di afrobeat, dancehall, rap, pop e rnb. Love, Damini (“È così che mi piace firmare tutte le mie lettere. È un titolo un po’ personale”, commenta lui) è il sesto disco del cantante, il cui vero nome è Damini Ogulu, e un’opportunità per i fan di entrare nella sua mente e nel suo cuore. Il singolo principale dell’album, Last last, è una canzone rincuorante su un amore finito male, grazie alla voce e ai testi sinceri di Burna, e recita: “Lei manipola il mio amore”. Questo pezzo è un ottimo esempio di come rielaborare gli anni 2000: Burna Boy fa suo He wasn’t man enough for me di Toni Braxton e ci costruisce sopra la canzone. La voce liscia e seducente di Whiskey è sovrapposta a una chitarra e a dei fiati dolci, mentre l’atmosfera inquietante di prepara il terreno per il flusso poetico del rapper J Hus. Anche se Burna Boy ha sempre intrecciato elementi pop nella sua musica, questo stile è troppo onnipresente nella seconda metà dell’album. La popstar britannica Ed Sheeran fa un’apparizione in For my hand e, nonostante i due si armonizzino bene insieme, la melodia banale e il testo un po’ troppo da manuale rendono il brano sdolcinato. Lo stesso si può dire di Wild dreams , dov’è ospite il cantautore statunitense Khalid; qui, come altrove, un arrangiamento scialbo di pianoforte frena un momento ispirato dell’album.
Kadish Morris, The Observer

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Questo articolo è uscito sul numero 1469 di Internazionale, a pagina 100. Compra questo numero | Abbonati