Alcuni ricercatori hanno modificato la soia per renderla più produttiva, intervenendo sul sistema che protegge la pianta dall’eccesso di raggi solari. La soia disperde parte dell’energia che riceve dal Sole perché non è in grado di usarla tutta per la fotosintesi. Ma quando si trova all’ombra, per esempio per il passaggio di una nuvola, il sistema di protezione si disattiva, permettendo alla pianta di usare tutta la luce disponibile. L’attivazione e la disattivazione del sistema sono però relativamente lente, con conseguenze sulla produttività. I ricercatori hanno modificato tre geni del sistema per renderlo più reattivo alle variazioni di luce. La tecnica, già sperimentata con successo sul tabacco, è stata applicata per la prima volta a una pianta che ha un ruolo importante nel settore alimentare. L’aumento della produttività sarebbe di circa il 20 per cento. I fagioli di soia modificata hanno lo stesso contenuto di proteine e grassi di quelli naturali. La maggiore produttività è ottenuta a parità di condizioni, per esempio di uso di fertilizzanti, un fattore chiave per aumentare la resa senza compromettere la sostenibilità. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1475 di Internazionale, a pagina 105. Compra questo numero | Abbonati