La scena jazz britannica è fertile. Da Kamaal Williams a The Comet Is Coming e altro ancora, il Regno Unito sta producendo alcuni dei dischi jazz più avvincenti degli ultimi anni. Un po’ come succede con Kamasi Washington e Thundercat negli Stati Uniti, la scena britannica è interessata alla contaminazione con l’hip hop, l’rnb, il progressive e l’elettronica. Non è una grande sorpresa, quindi, che Renaissance, il disco di debutto del tastierista Doom­Cannon come leader di una band, sia una gioia per le orecchie. Questi musicisti riescono a rimanere giocosi pur trasmettendo melodia ed energia positiva, come se fossero dei bambini. Brani come Uncovering truth e Amalgamation sono costruiti su tempi dispari, in particolare il 5/4 tanto caro ai jazzisti, ma non danno mai la sensazione di essere artificiosi o cerebrali. A tratti risultano perfino sexy. Il disco, nonostante sia in gran parte strumentale, non è privo di impulsi politici o sociali, come succede nel dittico di chiusura di Black liberation prologue e Black liberation che contiene un discorso sulla lotta per i diritti dei neri. Renaissance è il tipo di disco che ti fa sentire fortunato a essere qui ora, forse la cosa migliore che la musica possa fare.
Langdon Hickman, Treblezine

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Questo articolo è uscito sul numero 1476 di Internazionale, a pagina 100. Compra questo numero | Abbonati