Nel 2005 Robert Levin aveva cominciato una serie di dischi con le sonate per piano di Mozart suonate con la copia di un fortepiano Stein. Si fermò al primo volume. Poi, tra il 2017 e il 2018, le ha registrate tutte usando un fortepiano che era stato del compositore austriaco. Lo strumento ha un suono più caldo dello Stein, e la sua differenza di timbro tra i registri intensifica le sottigliezze armoniche delle opere. I trilli emergono con grande varietà mentre le modulazioni dinamiche ne sbloccano la ricchezza timbrica. Anche l’acustica della grande sala del Mozarteum di Salisburgo e la fantastica registrazione della Ecm sono carte vincenti. Ma soprattutto Levin arricchisce il repertorio con vivacità e grande eloquenza in ogni momento, per non parlare degli straordinari abbellimenti nei ritornelli. In sostanza, questa integrale delle sonate di Mozart è una testimonianza dell’erudizione tanto scrupolosa quanto concreta di Levin, e della sua padronanza completa dello strumento. Anche se avete già qualche altro ciclo mozartiano, fate spazio per questo: non ve ne pentirete.

Jed Distler, ClassicsToday

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Questo articolo è uscito sul numero 1477 di Internazionale, a pagina 96. Compra questo numero | Abbonati