Kamila Shamsie racconta il legame platonico tra Zahra e la sua compagna di classe Maryam. Le vediamo prima come adolescenti incerte in Pakistan, che dopo la scuola si ritrovano a casa l’una dell’altra, chiacchierando per ore dei loro amori furtivi, delle loro vite future. Trent’anni dopo sono accasate nell’élite della Londra post-Brexit. Shamsie dipinge il loro legame come un’alleanza di opposti, ma i loro background sembrano simili. Le due ragazze frequentano la stessa costosa scuola, ascoltano la stessa musica e s’innamorano brevemente dello stesso ragazzo. In seguito, Zahra diventa leader di un noto gruppo per le libertà civili nel Regno Unito. Maryam è un’investitrice, parte di un’oscura cabala di capitalisti che collaborano con lo stesso governo contro cui Zahra e la sua organizzazione combattono. Maryam è sposata e madre di un bambino di tre anni; Zahra è divorziata. Per gran parte del romanzo, la relativa assenza di conflitti non fa che sottolineare il fatto che la loro è più che altro un sodalizio tra pari. Zahra e Maryam concordano sul fatto che l’amicizia è tutta una questione di “sottotesti condivisi che nessun altro potrebbe decifrare”. Abhrajyoti Chakraborty, The Guardian

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Questo articolo è uscito sul numero 1482 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati