Con il debutto dell’anno scorso, New long leg, la band post-punk britannica Dry Cleaning ci ha fatto provare ogni emozione possibile, creando un suono molto affascinante e distintivo. Di quel disco si è parlato tanto, e con il tempo il suo valore è perfino cresciuto. Anzi, forse ora suona ancora meglio. Per fortuna gli elementi distintivi di quel lavoro tornano tutti nel nuovo Stumpwork. E la cantante Florence Shaw – con il buffo sprech­gesang, i testi surreali e la presenza scenica da Nosferatu – si conferma una boccata d’aria fresca nelle performance rock dai tempi degli Sleaford Mods. Quando la band londinese si attiene a questa formula, e succede spesso, l’album funziona. Ci sono anche novità, come il college rock di Gary Ashby, storia di una tartaruga scomparsa, o la disco mutante di Hot penny day. Ma è nel momento in cui il gruppo rallenta il ritmo che le cose si fanno veramente interessanti: Liberty log è una specie di Vitamin C dei Can ghiacciata lasciata scongelare mentre si guarda un film di Tarkovskij. In Stumpwork la varietà di idee, ritmi e trame impressiona da subito. È come se il gruppo fosse tornato con più forza e consapevolezza sulle idee dell’esordio. Insomma il tipico caso di chi alla seconda prova compie un salto in avanti decisivo. Stumpwork è un album essenziale, probabilmente tra i migliori del 2022.
Ross Horton, The Line of Best Fit

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1484 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati