Enrique Vila-Matas (Kike Rincon, Europa Press/Getty)

Nell’ultimo romanzo dello scrittore spagnolo Enrique Vila-Matas si ritrovano, oltre ai suoi temi ricorrenti, tutte le caratteristiche della sua scrittura: l’umorismo, il paradosso, l’intertestualità e l’ibridazione dei generi letterari. Questa bruma insensata ruota intorno ai conflitti dello scrittore Rainer Bros: un personaggio sdoppiato o scisso, che oscilla tra due coscienze ed è indeciso se continuare o smettere, se scegliere “il rifiuto della scrittura e la conseguente rinuncia ad essa” o “l’avere fede nella letteratura e mettere gioia in ogni cosa e continuare a scrivere” in un’epoca in cui la rete – “come un trattato di antropologia globale” – sa tutto di noi e sostituisce perfino gli scrittori nel loro compito. Il protagonista deve insomma capire se unirsi alla compagnia dei Bartleby, che optano per la rinuncia e il disprezzo, come lo scrivano di Herman Melville, o persistere nella tradizione dei Tristram Shandy, che coltivano fiducia e gioia, come nel romanzo di Laurence Sterne. Tutto questo è mostrato attraverso i rapporti tra due fratelli: Gran Rainer Bros, scrittore “di culto” che vive a New York ed è venerato come il prototipo di quegli artisti che, come Thomas Pynchon o J.D. Salinger, “si sono nascosti con il loro delirio”; e il fratello maggiore Simon, un modesto subalterno che gli fornisce citazioni per i suoi romanzi, un “adoratore di singole frasi” che vive in pensione nella vecchia villa di famiglia a Cadaqués, in Spagna. Il viaggio di Simon da Cadaqués a Barcellona per incontrare il fratello porta alla ricostruzione delle rispettive storie e dei loro rapporti, che hanno a che fare con diversi dilemmi, fra stravaganza e semplicità, simulazione e (finta) verità, originalità e tradizione. Vila-Matas è particolarmente sarcastico con Gran Bros, pieno di artifici e di pretese altezzose, grottesco nella sua caratterizzazione. Lo scrittore catalano esamina se stesso con l’indulgenza e la comprensione che solo l’età matura possono fornire. L’unica vera “lezione” di Questa bruma insensata è che in letteratura non esistono formule magiche o certezze infallibili. Ana Rodríguez Fischer, El País

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Questo articolo è uscito sul numero 1485 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati