Nel dormiveglia dove s’incontrano notte e giorno,

prima di arrivare fin qui e aprire gli occhi,

cerco di ricordare: dov’è che mi sveglierò oggi?

E come mai mi sento così spaesata e sola?

Capisco: la guerra non è un sogno né un miraggio.

Chiedo in breve a Dio: per cosa ci punisci?

Di nuovo, senza ricevere la sua risposta, mi alzo.

Il pavimento, scivoloso come il ghiaccio,

Scricchiola come vetro sotto il peso della mia tristezza.

Dove vagabonderò oggi, dove approderò,

mi è stranamente indifferente, conta poco,

non me ne salverà nemmeno il caffè mattutino.

Oksana Stomina è una poeta, scrittrice e attivista per i diritti umani ucraina, attualmente costretta a vivere all’estero. Con le poete ucraine Natalia Betchenko e Iya Kiva parteciperà a una serie d’incontri dal 18 al 24 novembre ad Abano Terme, Bologna, Verona, Milano e Roma (Piantare un fiore in terra bruciata, più informazioni su lamacchinasognante.com). Questa poesia, inedita, è stata tradotta dall’ucraino da Marina Sorina.

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Questo articolo è uscito sul numero 1487 di Internazionale, a pagina 104. Compra questo numero | Abbonati