Irie Fuyuko, una correttrice di bozze di 34 anni, riceve per due volte una bottiglia di profumo del marchio di lusso Chloé. Entrambi i flaconi sono regali di colleghe di lavoro: prima l’affascinante Hijiri, una femminista neoliberista che dimostra il suo affetto commissionando regolarmente a Fuyuko lavori da freelance; e poi Kyoko, redattrice della casa editrice di Tokyo che Fuyuko lascia all’inizio del romanzo per lavorare in proprio. Per chi non lo sapesse, i profumi Chloé sono commercializzati come “quintessenza della femminilità”, con pubblicità che ritraggono modelle dall’aspetto naturale e arruffato. Una sera, davanti a un drink, Hijiri nota che Fuyuko non è truccata e le chiede: “Non sei una di quelle tipe naturali, vero?”. Il libro di Kawakami è incentrato su questo doppio vincolo creato dall’ideale femminile: la tristezza generata dall’inevitabile fallimento di una donna nell’essere all’altezza di standard impossibili di bellezza e simpatia, unita alla mancanza di qualsiasi altro punto di riferimento attraverso cui vedere se stessa o le sue coetanee. Fuyuko ne soffre in modo estremo. Con pochi amici, nessun hobby e una carriera solitaria, è derisa dalle altre donne per il suo aspetto scialbo e per la sua assoluta mancanza di abilità sociali, di vita familiare o sentimentale. Questa presa in giro, tuttavia, non le impedisce di giudicare privatamente gli altri sulla base del loro peso, dell’età, dell’abbigliamento e delle norme sociali. Ciò che rende il romanzo di Kawakami così brillante è la comprensione del motivo per cui le donne possono aderire volentieri a modalità regressive di femminilità performativa, anche quando le criticano. È impietoso nel descrivere il male che le donne s’infliggono a vicenda, senza mai perdere di vista le strutture generali che le spingono a farlo. Un’opera di straordinaria intelligenza.
Jo Hamya,The New York Times

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Questo articolo è uscito sul numero 1496 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati