Il primo ministro Benjamin Netanyahu il 22 gennaio ha destituito il ministro dell’interno e della salute Arye Deri, leader del partito ultraortodosso Shas. Il 18 gennaio la corte suprema aveva invalidato la nomina di Deri, che all’inizio del 2022 si era impegnato a ritirarsi dalla politica dopo una condanna per frode fiscale. Deri ha però chiarito che non lascerà la vita pubblica e manterrà la guida del partito, spiega il Times of Israel. Il 24 gennaio lo Shas ha annunciato che due suoi esponenti, Michael Malkieli e Yoav Ben Tzur, saranno rispettivamente ministri ad interim dell’interno e della salute. Il primo è già ministro dei servizi religiosi, il secondo del welfare e degli affari sociali. Il quotidiano Haaretz ripercorre i guai giudiziari di Deri. Condannato a tre anni di carcere nel 1999 perché ritenuto colpevole di frode e di aver preso tangenti mentre era ministro dell’interno, era stato rilasciato dopo ventidue mesi ed era rientrato in parlamento nel 2013. Nel gennaio 2022 aveva patteggiato in tribunale: si era riconosciuto colpevole di evasione fiscale e in cambio aveva ricevuto la sospensione della condanna a un anno di carcere. Inoltre, si era dimesso da deputato, evitando in questo modo di essere giudicato anche per il reato di condotta immorale, per il quale rischiava di essere escluso per sette anni da ogni incarico di governo. In seguito alle elezioni dello scorso novembre Deri è rientrato in parlamento. Un mese dopo, proprio la knesset ha votato una legge che autorizza una persona ritenuta colpevole di un reato a svolgere il ruolo di ministro se la sua condanna è stata sospesa. La vicenda s’inserisce in un momento di forti tensioni tra il governo e la corte suprema a causa della riforma presentata dal ministro della giustizia, che mira a indebolire i poteri del tribunale. Contro il progetto il 21 gennaio più di centomila israeliani sono scesi in piazza a Tel Aviv e in altre città del paese. ◆

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1496 di Internazionale, a pagina 28. Compra questo numero | Abbonati