Solo tre anni fa, in piena pandemia, i piccoli editori britannici vedevano un futuro nero. Più della metà di loro, infatti, era convinta che non sarebbe sopravvissuta all’autunno 2020. E invece Philip Jones, il presidente della giuria del British book award, che ogni anno assegna un premio a un editore indipendente, ha affermato che le piccole case editrici hanno affrontato molto bene le difficoltà del settore, come l’aumento dei costi di produzione e distribuzione. Sono 48 le case editrici sparse su tutto il territorio britannico in lizza per il premio, che sarà assegnato a maggio. Kevin Duffy, fondatore della Bluemoose books, nel nord del Regno Unito, è convinto che la crisi abbia stimolato i piccoli editori, facendogli prendere dei rischi che le grandi case editrici non avrebbero mai corso. Scelte che pagano in termini di lettori e premi letterari. Del resto Penny Thomas, direttrice della gallese Firefly Press, ci ha tenuto a ribadire che comunque si tratta di una lotta quotidiana.
The Guardian

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Questo articolo è uscito sul numero 1499 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati