“Alle 22.26 della notte di sabato 25 febbraio l’aereo Eagle 1 di Frontex, l’agenzia europea che sorveglia le frontiere, ha fotografato un peschereccio di legno che si avvicinava alle coste della Calabria”, scrive il giornalista del País Daniel Verdú, in un articolo che racconta i dubbi sorti nei giorni successivi al naufragio del 26 febbraio al largo di Steccato di Cutro, in Calabria.

Nel naufragio hanno perso la vita almeno 67 persone e decine sono ancora disperse. I sopravvissuti sono 81, di cui venti sono stati ricoverati in ospedale. Da più parti sono state contestate la tempestività e l’adeguatezza dei soccorsi prestati a un’imbarcazione che navigava evidentemente in condizioni estreme, con il mare grosso.

Molte ore dopo

I soccorsi sono partiti solo alle 4.30 del 26 febbraio, varie ore dopo che l’aereo di Frontex aveva scattato la foto. Nessuno è andato prima a salvare quelle persone. “Cos’era successo nelle ore precedenti?”, si chiede il giornale spagnolo, secondo cui il sospetto è che il “naufragio avrebbe potuto essere evitato”. Il procuratore di Crotone Giuseppe Capoccia ha detto di aver aperto un’indagine sul naufragio. Sono stati arrestati due presunti scafisti.

Un punto da chiarire è perché la sera del 25 febbraio, dopo l’avvistamento di Frontex, siano stati mobilitati i mezzi della guardia di finanza per un’operazione di polizia, invece di quelli della guardia costiera per un’operazione di soccorso. Il giornalista spagnolo ricorda che la guardia costiera dipende dal ministero dei trasporti, guidato da Matteo Salvini, leader della Lega. “Il problema è che dopo l’intervento della guardia di finanza, che ha mandato in mare due mezzi per un tempo limitato (rientrati per le cattive condizioni meteorologiche), la missione è finita. Nessuno ha deciso di mandare una nave più grande o un elicottero”.

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Questo articolo è uscito sul numero 1501 di Internazionale, a pagina 18. Compra questo numero | Abbonati