La morte incombe ovunque nel nuovo album dei Depeche Mode, e non sorprende visto che s’intitola Memento mori. Concepito all’inizio della pandemia, il disco segna la prima uscita della band, ormai diventata un duo, dopo la scomparsa di Andrew Fletcher nel 2022. Non è un memoriale a lui, visto che la lavorazione è cominciata molto prima della sua morte, ma quel dolore è presente in maniera tangibile. I Depeche Mode, come molti di noi, hanno avuto due anni turbolenti che li hanno portati a realizzare il loro disco più intenso e oscuro da molti anni a questa parte. I testi di Memento mori sono di una potenza straordinaria, con una prevalenza, dall’inizio alla fine, d’immagini macabre. La gamma delle emozioni espresse è molto estesa, ma tutte sono tenute insieme da un tema centrale, quello della mortalità. Uno dei momenti migliori è Caroline’s monkey, in cui, usando un personaggio per raccontarsi, Dave Gahan e Martin Gore riescono ad andare a fondo delle loro debolezze: nello specifico, parlano di dipendenza, ma allargando si parla della tendenza pericolosa verso facili evasioni invece di cercare soluzioni durature. La stessa intensità si ritrova anche nella musica, che sembra ricondurre a una natura più grezza. Nel suo quindicesimo album, la band di Basildon abbraccia le varie sfaccettature del suo suono, senza compromettere la sostanza dell’intera opera.
Vicky Greer, The Line of Best Fit

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Questo articolo è uscito sul numero 1505 di Internazionale, a pagina 96. Compra questo numero | Abbonati