A most tolerant little town, della storica Rachel Louise Martin, catapulta il lettore in un periodo d’intenso odio verso gli afroamericani. La sua ricostruzione meticolosa e spietata di un primo tentativo d’integrazione in un liceo nel sud segregazionista del 1956 mostra l’implacabile fanatismo che, giorno dopo giorno, colpì la comunità nera e una manciata di bianchi solidali. Quell’anno un tribunale federale impose l’integrazione razziale al liceo di Clinton, in Tennessee. Ne seguì un’ondata di violenza: roghi, rivolte, incursioni notturne, attentati e imboscate. Una serie di orrori non preordinati, visto che Clinton, al di là della segregazione, era condiserata, come scrive Martin, “una piccola città tra le più tolleranti”. La tragedia ricostruita in questo libro non offre un riscatto finale. Alcuni eroi della storia fanno una brutta fine, spezzati fisicamente e psicologicamente. Ma il volume ha il grande merito di riportare alla luce un episodio della storia dell’integrazione razziale negli Stati Uniti spesso trascurato a favore di vicende più note.
The New York Times

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Questo articolo è uscito sul numero 1516 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati