“Un viaggio dal cinismo all’ottimismo”. Ezra Koenig ha presentato così il quinto album dei Vampire Weekend, Only God was above us. Il disco comincia con il verso sussurrato “fuck the world” e termina con una canzone chiamata Hope (speranza). Riassume al meglio lo stile della band e lo fa deflagrare in un’esplosione selvaggia di coriandoli indie a base di ansia, punk, jazz e gioia. Se il precedente Father of the bride del 2019 era stato presentato come progetto solista di Koenig, Only God was above us è stato pubblicizzato come un lavoro collettivo. La formazione originale del 2006 della band, con il batterista Chris Tomson e il bassista Chris Baio, è ripristinata. C’è anche il polistrumentista Rostam Batmanglij, presente in studio come ospite. Koenig ha spiegato di aver trascorso i cinque anni tra una pubblicazione e l’altra a rilassarsi con sua moglie (l’attrice Rashida Jones) e il figlio tra Londra e Tokyo. Il trauma degli eventi mondiali degli ultimi anni si percepisce sia nei suoni sia nei testi di queste canzoni, ma le brillanti melodie di Koe­nig incoraggiano i fan a ballare sul disastro. Only God was above us prende il nome da un titolo di giornale del 1988, in cui un sopravvissuto a un incidente aereo rifletteva su come si sentiva mentre il tetto dell’aereo veniva strappato via. Un titolo che cattura davvero l’atmosfera di questa musica, poiché invita tutti noi a sentire il vento tra i capelli anche se siamo circondati dalla catastrofe.
Helen Brown, Independent

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Questo articolo è uscito sul numero 1558 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati