Lo smog e il caos di Città del Messico sembrano lontanissimi guardando le flottiglie di trajineras, le barche di legno dai colori vivaci che vanno su e giù per le placide acque di Xochimilco. Questa rete di canali, costruita dagli aztechi molto prima della conquista spagnola, si trova ai margini meridionali della capitale messicana. Sulle isolette la gente continua a coltivare cavoli, pomodori e peperoncini, anche se oggi molti abitanti della città usano la zona come un rifugio dal caldo nel fine settimana. Alcune barche trasportano gruppi di mariachi con trombe e chitarre, altre funzionano come bar galleggianti.
Qui vive la celebrità forse più amata e sicuramente più riservata del paese. L’Ambystoma mexicanum, o axolotl, popola le acque di Xochimilco da prima ancora che gli aztechi creassero il loro impero nella Valle del Messico. Con il suo piccolo corpo gelatinoso e la sua paura dei rumori, questa specie di salamandra sembrava destinata a una vita di oscurità sommersa. Invece è diventata una stella globale. Oggi i negozi sono pieni di pupazzetti che lo raffigurano e gli axolotl giocattolo si trovano perfino negli Happy Meal al McDonald’s. Vestiti, gioielli e decorazioni a tema axolotl riempiono i siti di ecommerce, mentre versioni reali e animate degli axolotl ottengono milioni di visualizzazioni su YouTube e TikTok e sono protagoniste di diversi videogiochi. Come ha fatto l’axolotl a diventare una celebrità internazionale?
Gli axolotl hanno vissuto a lungo felicemente nel lago Texcoco, alle pendici del vulcano Popocatépetl. Intorno al 1300 gli aztechi arrivarono nella zona. Secondo il mito, una profezia li aveva esortati a stabilirsi nel luogo dove avessero visto un’aquila appollaiata su un cactus con un serpente nel becco. Sfortunatamente la trovarono su un’isola nel bel mezzo del lago. Senza perdersi d’animo, gli aztechi costruirono una serie di strade rialzate e fondarono la sede del loro impero.
Gli aztechi andarono perfettamente d’accordo con gli axolotl, e li chiamarono così in onore di Xolotl, il loro dio del fuoco e del fulmine. A volte gli animali finivano nei loro piatti (sono grassi e ricchi di proteine) e nelle loro medicine (si dice che se ne ricavi un ottimo sciroppo per la tosse) ma in generale continuarono a prosperare. Le cose cambiarono con l’arrivo dei conquistatori spagnoli, nel cinquecento. I colonizzatori consideravano il lago Texcoco sporco e incline agli allagamenti, quindi ne prosciugarono la maggior parte e confinarono gli axolotl a Xochimilco, l’unica zona in cui i canali sopravvissero.
La riabilitazione degli axolotl è cominciata all’inzio dell’ottocento, quando il naturalista tedesco Alexander von Humboldt fu affascinato da questi animali durante un soggiorno a Città del Messico e ne mandò alcuni esemplari in Europa, dove le loro straordinarie caratteristiche meravigliarono gli scienziati. L’axolotl è una specie di salamandra, ma resta perennemente allo stadio larvale, senza mai perdere le branchie e diventare un animale terrestre a tutti gli effetti. La sua caratteristica più preziosa è la capacità di rigenerarsi. Se un axolotl perde un arto, gli ricresce completamente. Può perfino ricostruire parti di tessuto cerebrale.
Dopo aver attirato l’attenzione dei biologi, l’axolotl ha conquistato anche gli studiosi di scienze sociali. Il sociologo messicano Roger Bartra ha usato l’eterna giovinezza dell’axolotl come metafora dell’identità nazionale del suo paese, intrappolato tra un passato perduto e un futuro incompiuto. Il poeta Octavio Paz lo ha citato nei suoi versi, mentre Diego Rivera lo ha raffigurato in un murale. Ma per molto tempo la fama dell’axolotl non ha superato i confini del Messico. Nel 1990 la Disney ha creato un personaggio animato chiamato Dottor Axolotl, ma era un cattivo e in realtà era una lucertola.
I giapponesi sembrano essere stati i primi a notare il suo potenziale. Nel 1999 Pokémon, una serie di videogiochi e carte da collezione, ha presentato un personaggio ispirato all’axolotl di nome Wooper. Lentamente l’axolotl ha fatto il suo ingresso anche nella cultura popolare occidentale. Prima sono arrivati i documentari naturalistici. Poi, nel 2010, il personaggio principale del film Dragon trainer è stato basato su un axolotl. Nel 2020 il videogioco Fortnite ha aggiunto il personaggio di Axo, un axolotl.
L’evento che ha cementato la fama dell’axolotl è arrivato nel 2021, quando il videogioco Minecraft lo ha inserito tra i suoi personaggi. Secondo il Guinness dei primati Minecraft è il videogioco più venduto di sempre. Oggi più di cento milioni di persone ci giocano ogni mese. L’axolotl conferisce ai giocatori che lo catturano il suo potere rigenerativo, ed è perfetto per l’estetica di Minecraft, spiega Ingela Garneij di Mojang Studios, la casa produttrice del gioco.
L’effetto Minecraft è stato istantaneo. Le ricerche della parola axolotl su Google sono triplicate, avvicinandosi a quelle di unicorno. Oggi sono il quadruplo rispetto a dieci anni fa, e l’axolotl è probabilmente il messicano più cercato su internet.
La nuova fama dell’axolotl è stata subito notata in patria. A Città del Messico lo zoo di Chapultepec ha inaugurato nel 2023 una nuova casa degli axolotl, che accoglie più di trentamila visitatori al mese. Nel negozio di souvenir i clienti possono comprare peluche, portachiavi e bicchieri da tequila ispirati all’anfibio. Il Messico ha perfino raffigurato l’axolotl sulla banconota da 50 pesos, recentemente nominata “banconota dell’anno” dalla International bank note society.
Come mai, tra tutte le specie della Terra, è stato proprio l’axolotl ad avere tanto successo? Secondo Gerhard Runken dell’azienda di giocattoli Jazwares, che nel 2019 ha lanciato con successo una versione axolotl dei suoi pupazzetti morbidi Squishmallow, un animale deve avere un aspetto unico e riconoscibile. In secondo luogo deve avere una fisionomia adatta a un giocattolo: una testa tonda senza un muso appuntito è l’ideale. Infine serve una storia interessante, e l’axolotl ne ha sicuramente una, con il suo habitat unico e i suoi strani poteri.
Gli svantaggi della celebrità
Tutto questo basterà a salvare l’axolotl? Nonostante la fama internazionale, in natura è più a rischio che mai. Anche se gli axolotl sono allevati in cattività per scopi scientifici, nel loro habitat naturale sono sull’orlo dell’estinzione. A Xochimilco la popolazione è diminuita da seimila esemplari per chilometro quadrato nel 1998 ad appena 36 nel 2014. Luis Zambrano, che sta realizzando un censimento degli axolotl per l’università autonoma del Messico (Unam), è convinto che nei canali più grandi gli animali potrebbero essere scomparsi del tutto e che i pochi esemplari rimasti si siano rifugiati in quelli più piccoli, inaccessibili alle imbarcazioni.
Alcuni axolotl sono stati allontanati dalle rumorose trajineras, mentre altri sono stati divorati da carpe e tilapie, introdotte negli anni settanta dal governo per favorire la pesca senza considerare che le uova e i piccoli di axolotl sarebbero diventati cibo per pesci. La minaccia più recente è il calcio. Gli agricoltori locali, infatti, hanno scoperto che affittando i loro terreni ai giocatori possono guadagnare più che coltivando verdure. Per fare un campo abbastanza grande spesso è necessario unire più isole riempiendo di terra i canali, riducendo lo spazio vitale per gli axolotl.
Però la fama degli axolotl potrebbe essere la loro salvezza. Un tempo Zambrano era pessimista sul futuro della specie, “ma dieci anni fa tutti hanno cominciato a parlare di loro”. Gli ambientalisti hanno cercato di approfittarne. Nel 2022 l’Unam ha lanciato un programma chiamato “adotta un axolotl”, che l’anno successivo ha raccolto duecentomila dollari, soprattutto dagli Stati Uniti. L’università sta provando a convincere gli agricoltori a lasciare perdere il calcio e tornare alle verdure, e sta installando filtri nei canali per bloccare l’inquinamento e tenere lontani i pesci predatori. In un centro gestito dall’Università autonoma metropolitana (Uam), gli axolotl vengono allevati e poi liberati in natura.
Tuttavia la fama può essere insidiosa. Gli ambientalisti sono consapevoli del cosiddetto effetto Nemo, dal successo planetario del film della Disney che nel 2003 scatenò una mania per i pesci pagliaccio ma non contribuì alla protezione dell’habitat dell’animale. I videogiochi e i programmi televisivi hanno concentrato il loro entusiasmo sul raro axolotl rosa, il cui colore è dovuto a una mutazione genetica. I bambini vogliono tutti l’axolotl rosa, spiega Antonio Ocampo Cervantes dell’Uam. Questa varietà, però, è più facile da individuare per i predatori, e gli esemplari domestici rilasciati a Xochimilco finiscono per alterare il pool genico. Anche l’impegno dei politici è altalenante. Nel 2022 alcuni sindaci messicani hanno rilasciato duecento axolotl in natura, ma gli animali sono rimasti troppo tempo esposti alla luce solare mentre li fotografavano, e molti sono morti poco dopo.
Proteggere l’axolotl significa preservare il suo habitat naturale. In questo senso la posta in gioco va oltre la singola specie. I canali dove vive l’axolotl, infatti, difendono la capitale messicana dal cambiamento climatico, trattenendo l’acqua e smorzando le temperature. “Se perdiamo l’axolotl, perdiamo Xochimilco. E se perdiamo Xochimilco, Città del Messico sarà vulnerabile”, spiega Zambrano.
La corsa contro il tempo per salvare l’axolotl nel suo habitat naturale è cominciata. Questo animale è già famoso come il mitico unicorno. I prossimi anni ci diranno se diventerà altrettanto raro in natura. ◆ as
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Questo articolo è uscito sul numero 1600 di Internazionale, a pagina 60. Compra questo numero | Abbonati