Quando nel febbraio 2020 la polizia ha sfondato la porta del suo appartamento, Robert Hoeting era seduto nella sua Toyota Yaris. Fumava una Camel senza filtro e pensava di nuovo a come avrebbe potuto uccidersi. Aveva girato in auto senza meta e si era fermato in una strada sterrata, fissando il vuoto davanti a sé. Aveva spento il cellulare. Un amico con cui aveva parlato al telefono poco prima si era preoccupato e alla fine aveva chiamato la polizia. “Ero finito”, dice oggi. Hoeting, 58 anni, testa rasata e braccia muscolose, aveva perso tutto. Lavoro, salute, risparmi. Anche la moglie. Un tempo era stato un pilota molto sicuro di sé, ma a quel punto era un uomo distrutto. E lo è ancora oggi.

È stato il suo datore di lavoro, dice Hoeting, a distruggerlo: la Ryanair, la compagnia aerea irlandese che ha reso un volo per un fine settimana in Sardegna più economico di un piatto di pasta al ristorante. Oggi l’azienda pubblicizza le sue “super offerte di settembre” da Düsseldorf a Cagliari, Ibiza o Barcellona a partire da 14,99 euro.

Robert Hoeting nella sua casa a Bassum, in Germania, giugno 2021 (Patrick Slesiona)

L’amministratore delegato, Michael O’Leary, è orgoglioso di come la Ryanair sia riuscita a superare la pandemia senza aiuti governativi. Ma parlando con Hoeting si capisce chi paga il prezzo di questo modello economico: i dipendenti. Quello che il pilota ha vissuto spiega bene cosa non va nelle compagnie low cost.

Robert Hoeting vive da anni in Germania ma è nato e cresciuto a IJmuiden, una cittadina sul mare a trenta chilometri da Amsterdam, nei Paesi Bassi. Mentre i suoi amici si sfiancavano sui campi da calcio, Hoeting osservava gli aerei diretti all’aeroporto di Schiphol. All’epoca aveva solo 13 anni, ma era già un plane spotter (osservatore di aerei), una di quelle persone che fotografano qualsiasi cosa solchi l’aria, che si tratti di un Airbus, di un Boeing o di un jet militare. Per Hoeting gli aerei sono il simbolo di una possibilità. Dice di essere affascinato dalla velocità con cui permettono di scoprire il mondo.

Passo dopo passo, Hoeting si avvicinò alla carriera di pilota. Prima lavorò per il servizio meteorologico olandese, poi per l’Eurocontrol, l’organizzazione europea che coordina il controllo del traffico aereo. Ma in realtà voleva volare. Così tentò la fortuna. Si trasferì nel Delaware, sulla costa orientale degli Stati Uniti, dove seguì un corso per prendere il brevetto di pilota.

Hoeting aveva realizzato il suo sogno. Tornò in Europa e fu assunto dalla compagnia aerea olandese Schreiber Airways. Poi passò alla Air Dolomiti, azienda italiana di proprietà della Lufthansa. Hoeting viveva dove altri andavano in vacanza. La sera si sedeva davanti al lago di Garda, nell’Italia del nord, e si godeva la pace. La sua vita poteva continuare così, ma la moglie lo lasciò e si trasferì nella Bassa Sassonia con la figlia.

Hoeting voleva stare più vicino alla figlia, così nel 2006 fece domanda per un posto libero alla Ryanair con base nell’aeroporto di Francoforte-Hahn. La compagnia aerea stava crescendo a un ritmo vertiginoso e cercava piloti. Negli anni seguenti avrebbe assunto molti piloti attraverso le agenzie interinali, lavoratori occasionali con cui poter interrompere i rapporti in qualsiasi momento. Ma all’epoca offrì a Hoeting un posto fisso. L’azienda pagava anche l’auto a noleggio e le notti in hotel, quindi non ci si poteva lamentare. Hoeting decise di ricostruirsi una vita in Germania. Nel 2007 comprò una casa nel piccolo villaggio di Bassum, nella Bassa Sassonia, molto vicino alla figlia, e chiese di essere trasferito a Brema.

Senza sosta

Pian piano però la Ryanair cominciò a rendergli le cose meno piacevoli. Presto Hoeting si è dovuto pagare da solo gli alberghi e le spese di viaggio. Spendeva tre euro per ogni caffè che beveva in cabina, proprio come un passeggero.

Per tutto quel periodo ha lavorato quasi senza tregua. A volte faceva perfino trenta voli al mese. Al mattino volava da Brema a Londra e ritorno, a mezzogiorno a Riga e poi rientrava subito a Brema. Le pause di 25 minuti previste all’arrivo erano così brevi che a malapena riusciva ad andare in bagno. Non faceva in tempo ad atterrare che già doveva preparare il decollo successivo. Capitava spesso che viaggiasse per dodici ore di seguito. Questo sistema di turni era perfetto per il calendario dei voli della compagnia aerea. Ma non per il bioritmo dei dipendenti: Hoeting si sentiva sfinito. Dato che non era l’unico a sentirsi così, un giorno i dipendenti hanno deciso di costituire un comitato aziendale a Brema. Quella che nel diritto del lavoro tedesco è considerata un’ovvietà, è stata vissuta dalla Ryanair come una dichiarazione di guerra. Hoeting non può dimostrarlo, ma pensa che il suo coinvolgimento nel comitato abbia spinto i capi a prenderlo di mira.

Poco tempo dopo la sede di Brema è stata chiusa. La motivazione ufficiale è stata che i costi del carburante erano troppo alti e le prenotazioni in calo. L’ultimo volo di Robert Hoeting è stato il 23 settembre 2018, una domenica, da Riga a Brema. Poco dopo la compagnia ha smantellato lo scalo nella città tedesca. Hoeting era in vacanza quando gli è arrivata la notizia. Ha trovato un’email della direzione nella sua casella di posta: gli offrivano di volare da Londra per uno stipendio base di 25mila sterline all’anno, che di fatto sarebbe stato più alto perché Londra era una base più attiva e avrebbe fatto più ore di volo. Ma Hoeting non si fidava: “L’offerta era un’esca, non mi hanno detto nemmeno se l’importo era netto o lordo”. Il suo vecchio contratto di lavoro prevedeva uno stipendio di 35mila sterline all’anno, oltre a ferie pagate, ore di volo garantite e così via. La Ryanair stava cercando di imporgli uno stipendio più basso? Se l’azienda voleva fargli cambiare sede, doveva prima di tutto sottoporgli un nuovo contratto. Soprattutto se volevano abbassare il suo salario senza troppi scrupoli.

Un futuro incerto

A quel punto Hoeting si è rivolto alla Zeit per denunciare il modo in cui la Ryanair tratta i dipendenti. “Ci stanno uccidendo”, ha detto. All’epoca, Hoeting sperava in un accordo, per cui preferiva usare uno pseudonimo. Oggi non ci crede più.

Quando nel novembre 2018 è uscito il primo articolo sulla Zeit, Hoeting si è dato malato. Sarebbe stato irresponsabile entrare in cabina di pilotaggio, dice, l’incertezza sul suo futuro professionale l’aveva stressato troppo. Il suo medico di famiglia era d’accordo.

Prima di cominciare il nuovo lavoro la Ryanair l’ha invitato a Londra per un primo corso di formazione. A metà novembre gli hanno chiesto di prepararsi sulle nuove rotte. Doveva anche aprire un conto in una banca britannica e registrarsi al sistema sanitario nazionale. Due giorni dopo gli hanno detto di richiedere una nuova carta d’identità per accedere all’aeroporto di Londra-Stansted, al costo di 50 euro. Tutto questo anche se Hoeting non aveva mai accettato il trasferimento. Non aveva nemmeno aperto il conto, non voleva andare a Londra. Il risultato? Niente stipendio.

All’inizio di dicembre Hoeting ne ha avuto abbastanza. Ha scritto un’email a Peter Bellew, al tempo direttore operativo della compagnia aerea. “Sarebbe così gentile da inviarmi il nuovo contratto?”, ha chiesto Hoeting. Il giorno successivo ha ricevuto una risposta da un collega di Bellew: “Prenderò in esame la sua richiesta e la contatterò direttamente”. Ma non è successo nulla. Ancora oggi Hoeting aspetta di essere contattato.

Biografia

1963 Nasce a IJmuiden, nei Paesi Bassi. In seguito si trasferisce in Germania.
2006 Mentre vive in Italia, dove sta lavorando alla Air Dolomiti, la moglie lo lascia e torna a vivere in Germania. Per stare vicino alla figlia chiede il trasferimento all’aeroporto di Brema come pilota della Ryanair.
2018 Rifiuta di trasferirsi a Londra e la Ryanair smette di pagarlo.
marzo 2021 La Ryanair apre un procedimento contro di lui per presunte “assenze ingiustificate”.


Prima guadagnava quattromila euro al mese. Dal dicembre 2018 non viene più pagato dalla Ryanair, racconta Hoeting dal suo terrazzo. Al momento non ha ricevuto nemmeno l’indennità di malattia. Stando alle leggi tedesche, ne avrebbe avuto diritto per sei settimane. I suoi risparmi si sono esauriti da tempo. Non può più pagare gli alimenti di 600 euro al mese a sua figlia. Non è neanche riuscito a presentare una domanda per i sussidi statali, dato che il suo contratto con l’azienda è ancora valido. Semplicemente non lo pagano.

Hoeting spera in un aiuto da parte dello stato tedesco e ha fatto causa alla Ryanair chiedendo un risarcimento. Ma all’inizio della scorsa estate il tribunale del lavoro di Brema ha nominato un esperto per valutare se il caso è di competenza della giustizia irlandese o tedesca.

Questa storia ha lasciato dei segni su Robert Hoeting. La sua salute è peggiorata. Ha cominciato a prendere delle pillole per l’insonnia , ma c’erano giorni in cui si svegliava al mattino e fissava il soffitto per ore. “Ero privo di qualsiasi stimolo e non riuscivo a fare niente”, dice. La Ryanair ha continuato a non rispondere alle sue email. È stata proprio questa mancanza di comunicazione a distruggerlo. Oggi basta una cosa da nulla a mandarlo fuori di testa. “Non era più se stesso”, dice la sua seconda moglie, che proprio in quel periodo si è separata da lui. Dopo anni di astinenza, Hoeting ha ricominciato a fumare. Se n’è andato da casa e ha preso un appartamento in affitto.

Nel febbraio 2020 ha toccato il fondo. Dopo che la polizia ha fatto irruzione nell’appartamento, è tornato a casa in auto. Gli agenti erano ancora lì e l’hanno portato in questura: gli hanno fatto i test per vedere se aveva bevuto alcol e assunto droghe. “Mi sentivo un criminale”, dice. Quel mese ha cominciato la psicoterapia.

Nel marzo 2020, dopo averlo visitato, un medico l’ha giudicato di nuovo inadatto al volo, com’era già successo la prima volta che si era rivolto alla Zeit. Lo specialista ha scritto nel referto che i disagi psicologici di Hoeting derivano “dai suoi problemi con il datore di lavoro”.

Il 2 aprile 2020 Hoeting ha inviato un’ultima email a un dirigente della compagnia aerea: “La Ryanair non risponde in modo regolare su contratti e altre faccende”, ha scritto il pilota. Aspetta ancora una risposta.

La cena di Natale

Perché Robert Hoeting non ha lasciato la Ryanair e non ha cercato un lavoro in un’altra compagnia aerea? Ci ha provato, ha sparso la voce. Ma, considerando le sue condizioni, ha scarse possibilità. Migliaia di piloti hanno perso il lavoro durante la pandemia. Perché un’azienda si dovrebbe interessare a un uomo di 58 anni fisicamente e psicologicamente provato? Hoeting sta ancora affrontando le conseguenze dello stress degli ultimi anni. Alla cena di Natale del 2020 voleva fare un brindisi ma improvvisamente il vino rosso gli è colato lungo il mento. La metà destra del suo volto era paralizzata. Ora si è un po’ ripreso.

Nel marzo 2021, quando ormai non si aspettava più nulla, la Ryanair l’ha contattato. Il manager al quale aveva scritto gli ha risposto dicendogli che dall’inizio dell’anno aveva accumulato 35 giorni di assenze ingiustificate e che si sarebbe dovuto difendere in un procedimento disciplinare online. Hoeting aveva comunicato di essere malato, ma i suoi certificati erano stati smarriti. Forse perché ha dovuto inviarli via fax, come succede di norma alla Ryanair.

L’avvocato di Hoeting, Alexandra Kaltenbrunn, conferma che anche lei non è riuscita a contattare la compagnia aerea. “Non ho mai visto niente di simile e considero criminale il comportamento della Ryanair”, dice. Hoeting non si è presentato al procedimento. Gli hanno mandato un messaggio per invitarlo ad andare in Inghilterra. Ma lui non ha risposto, dopotutto è in congedo per malattia. “Dovranno buttarmi fuori”, dice. Ma è improbabile che la Ryanair gli faccia questo favore. Tra due anni il pilota compirà sessant’anni e allora il suo contratto scadrà automaticamente. Per l’azienda quella dovrebbe essere la soluzione più economica. ◆ nv

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Questo articolo è uscito sul numero 1429 di Internazionale, a pagina 76. Compra questo numero | Abbonati