In classe di mia figlia (scuola secondaria di primo grado) ci sono un paio di compagni che inneggiano a Hitler e al fascismo. Immagino e spero lo facciano come provocazione e senza sapere cosa dicono. È giusto che parli con i loro genitori o facendolo diventerei un padre impiccione che imbarazza la figlia? –Andrea

Qualche anno fa mio figlio è tornato a casa raccontando che un suo compagno aveva cantato in classe una canzoncina inventata intorno al verso: “l’omosessualità è una malattia”. Gli ho chiesto cosa avessero detto gli insegnanti. “Non c’erano”. E gli altri compagni? “Hanno riso”.

Mio figlio, anche se ha due papà, non sembrava molto turbato. Ha liquidato la cosa dicendo che quel compagno era un po’ scemo e che faceva sempre cose così. Io però non ho voluto lasciar correre e ho scritto sulla chat dei genitori un messaggio in cui raccontavo l’accaduto senza fare nomi e invitavo tutti a rinforzare il messaggio contro l’omofobia a casa. Dopo cinque minuti mi chiama una mamma costernata: aveva capito subito che si trattava del figlio e voleva scusarsi. “Sai”, mi ha spiegato, “mio padre ha fatto coming out di recente e ora sta con un uomo. E mio figlio ha difficoltà a elaborare l’idea che il nonno sia gay”.

Il giorno dopo il ragazzo si è scusato con mio figlio e da allora non ci sono stati più episodi del genere. Non sempre c’è un dialogo così costruttivo con gli altri genitori – a volte le mie parole sono cadute nel vuoto – ma vale sempre la pena di provare, prima di tutto per insegnare ai nostri figli che di fronte a certe cose non bisogna far finta di nulla.

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Questo articolo è uscito sul numero 1504 di Internazionale, a pagina 14. Compra questo numero | Abbonati