“C’erano mani dappertutto”, dice una delle due ragazze. “Ho cercato di colpirne uno con un pugno in faccia, ma lui si è messo a ridere”, racconta l’altra. Le due donne, studenti tedesche di vent’anni, erano partite il 31 dicembre da Mannheim per andare a festeggiare il nuovo anno a Milano. Erano in piazza Duomo, tra la musica, i fuochi d’artificio e tante persone, nonostante la pandemia. Poi, all’improvviso, sono state aggredite da un gruppo di uomini. Sono passati dieci giorni. Ne parlano con la Süddeutsche Zeitung in una videochiamata. Non vogliono che i loro nomi siano resi pubblici.

Non era ancora mezzanotte e stavano guardando le persone ballare quando una di loro si è sentita toccare. “Andiamo via”, ha detto all’amica. Poi anche l’altra si è sentita delle mani addosso. Da quel momento è successo tutto molto rapidamente: sono state circondate da “un branco di maschi, una trentina, forse cinquanta”. A quanto pare erano tutti giovani, tra i 18 e i 28 anni. Una delle due ragazze è caduta a terra: “Sono stata spintonata e una volta giù mi hanno alzato la gonna”. Entrambe indossavano dei leggings sotto i vestiti. Ed è stata la loro fortuna, dice una delle ragazze, perché “hanno cercato di penetrarci con le dita”. Le mani le afferravano dappertutto, al sedere, all’inguine, al seno: “Abbiamo pensato che ci avrebbero violentate o calpestate fino a ucciderci”.

L’esitazione dei politici (a livello sia locale sia nazionale) nel rispondere ai fatti ha scatenato uno scontro tra destra e sinistra

Secondo le ricostruzioni fatte finora, le due ragazze non sono state le uniche a essere aggredite quella notte a Milano in piazza Duomo. I mezzi d’informazione italiani riferiscono che le autorità stanno indagando su nove casi di presunta violenza sessuale. Sembra che a una delle vittime siano stati in parte strappati i vestiti. L’11 gennaio la polizia italiana ha comunicato di aver identificato diciotto sospettati, tra cui tre minorenni, e di aver perquisito appartamenti a Milano e a Torino.

Dopo la denuncia

La notte di capodanno, una piazza davanti alla cattedrale, aggressioni di gruppo. Sono scene che ricordano, su scala molto più ridotta, quello che è successo nel 2015 a Colonia, in Germania, quando centinaia di donne furono aggredite sessualmente e derubate. Ci furono 1.210 denunce e 36 condanne.

Gli eventi di Milano hanno scatenato un intenso dibattito sui mezzi d’informazione e sui social network italiani. Questo anche perché sembra che i presunti aggressori parlassero arabo. Secondo la polizia, tra i sospettati identificati finora, tutti di età compresa tra i 15 e i 21 anni, ci sarebbero giovani sia italiani sia di altre nazionalità. Nella videochiamata, le due studenti di Mannheim hanno detto di non essere riuscite a distinguere bene ma di aver colto brandelli di conversazione in arabo più che in italiano. La stessa impressione arriva dai video che circolano online. In uno si vedono le due ragazze tedesche, con soprabiti color beige, che vengono spinte contro una transenna e cercano disperatamente, tra gli schiamazzi e i petardi, di attirare l’attenzione degli agenti di polizia in servizio sulla piazza.

Secondo loro il video mostra solo gli ultimi minuti, e nel complesso l’aggressione sarebbe durata circa una decina di minuti durante i quali gli uomini si chiamavano a vicenda, gridavano e ridevano. “Più ci vedevano disperate, più ridevano di noi”, racconta una.

Hanno cercato invano di reagire. Entrambe dicono di aver cercato di attirare per molti minuti l’attenzione degli agenti. Alla fine sono riuscite a liberarsi e a scappare in direzione delle forze dell’ordine e dei giornalisti, posizionati dietro le transenne. Solo allora sono state aiutate, ma “non c’era neanche un poliziotto che sapesse l’inglese”.

Tornate a Mannheim hanno sporto denuncia e in questi giorni stanno rilasciando le loro dichiarazioni alla polizia tedesca. Un portavoce delle forze dell’ordine ha spiegato alla Süddeutsche Zeitung che una volta raccolte le testimonianze il caso sarà trasmesso ai colleghi italiani. “Ci penso ogni giorno”, dice una delle ragazze, che si sente ancora mancare l’aria. “Non avevo mai subìto tanta aggressività. Né avevo mai temuto tanto per la mia vita”.

C’è voluto qualche giorno prima che l’opinione pubblica italiana venisse a conoscenza degli “incidenti di piazza Duomo”. Ogni volta che una delle vittime sporgeva denuncia si scopriva qualcosa in più. L’esitazione dei politici (a livello sia locale sia nazionale) nel rispondere ai fatti ha scatenato uno scontro tra destra e sinistra. La destra e i suoi giornali hanno accusato Beppe Sala, il sindaco di centrosinistra di Milano, e la ministra dell’interno Luciana Lamorgese, di aver perso il controllo della sicurezza in città, e di aver taciuto a lungo sulle aggressioni perché i presunti colpevoli sarebbero in maggioranza di origine nordafricana. Egiziani, marocchini, tunisini, immigrati o italiani di seconda generazione.

Da sapere
Indagini in corso

◆ Finora le indagini sulle violenze sessuali commesse da un gruppo di uomini a Milano la notte di capodanno hanno portato al fermo di due ragazzi di 18 e 21 anni. “Secondo la procura si tratterebbe di ‘due italiani di seconda generazione’ che nelle prime ore del 1 gennaio avrebbero aggredito due donne in piazza Duomo all’angolo con via Mazzini e in seguito avrebbero commesso abusi contro quattro ragazze vicino alla galleria Vittorio Emanuele II”, scrive l’Ansa. Sarebbero stati identificati grazie ad alcuni video pubblicati online. Secondo gli inquirenti entrambi stavano pensando di scappare all’estero. Al momento sono tutti e due in carcere. Oltre a loro ci sarebbero altri dieci indagati. I racconti pubblicati dai giornali italiani sui fatti di capodanno sono molto simili a quelli delle due ragazze tedesche intervistate dalla Süddeutsche Zeitung. Una delle ragazze aggredite ha raccontato alla trasmissione tv Controcorrente: “Cercavano di tirarti su il vestito anche se eri vestita in tuta, non gliene fregava niente. Siamo state spinte in avanti, le mie amiche sono riuscite a uscire da questa folla di gente, io sono rimasta in mezzo. Mi hanno spinta in terra e cercavano di toccare più che potevano”.


Gli inquirenti stanno analizzando i filmati delle tante telecamere di sicurezza di piazza Duomo, la più sorvegliata della città, e li stanno confrontando con le immagini riprese dai cellulari dei passanti. Il materiale raccolto sarà abbondante. E visto che molti degli aggressori erano senza mascherina, identificarli dovrebbe essere facile. La polizia ha annunciato che i primi sospetti sono stati identificati proprio in base ai video.

Giusta punizione

Anche il quotidiano la Repubblica ha criticato i politici per la mancanza di tempestività nella risposta. Un’opinionista del giornale, la filosofa Michela Marzano, ha scritto che ancora una volta c’è stata la tentazione di autocensurarsi pur di non dare alla destra un pretesto per lanciare un attacco razzista contro gli immigrati. Nel frattempo sia Sala sia Lamorgese hanno espresso indignazione per questi “fatti gravissimi”, “indegni della nostra città”, come ha affermato il sindaco.

Il quotidiano La Stampa ha scritto che ora tutti gli occhi di Milano sono puntati sui “ragazzi della loggia”. È così che qualcuno ha definito i giovani nordafricani di periferia che, soprattutto nel fine settimana, si danno appuntamento alla loggia di piazza dei Mercanti, a poche centinaia di metri dal Duomo. Si portano degli stereo per ascoltare musica trap, e tra loro parlano un misto di italiano e arabo. Ora la polizia sta cercando i meno giovani del gruppo, che si pensa siano i capi. Ma da capodanno, a quanto pare, non si sono più fatti vedere nei soliti luoghi di ritrovo.

Le due ragazze di Mannheim non vogliono che la loro vicenda sia strumentalizzata: “Non ci sta bene”, dicono, “che si parli solo della provenienza dei colpevoli”. Sperano semplicemente che i veri responsabili siano trovati e che ricevano una giusta punizione. ◆ ma

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Questo articolo è uscito sul numero 1444 di Internazionale, a pagina 30. Compra questo numero | Abbonati