L’università Al Aqsa usata come rifugio a Khan Yunis, nella Striscia di Gaza. 22 maggio 2024. (Hassan Jedi, Anadolu/Getty Images)

Un giorno la guerra di Israele contro Hamas e contro tutti i palestinesi finirà.

E a quel punto bisognerà cercare di ricostruire case, strade, ospedali, e anche scuole e università, che sono state tra gli obiettivi deliberati e sistematici della campagna di bombardamenti.

Alan Rusbridger, a lungo direttore del Guardian di Londra e oggi del mensile Prospect, qualche giorno fa ha condiviso su X un appello di accademici palestinesi in cui si parla di “scolasticidio”, definendolo un testo potente.

I docenti raccontano le difficoltà materiali, la mancanza di luoghi fisici e gli ostacoli dell’insegnamento online, la scarsità di fondi con il blocco degli stipendi, l’impegno a ricostruire le università come modo per testimoniare la loro resistenza. L’appello comincia così:

“Ci siamo riuniti in quanto accademici palestinesi e personale delle università di Gaza per affermare la nostra esistenza, quella dei nostri colleghi e studenti, e l’ostinazione sul futuro di fronte a tutti i tentativi di cancellarci. Le forze di occupazione israeliane hanno demolito gli edifici, ma le nostre università continuano a vivere. Riaffermiamo la nostra determinazione collettiva a rimanere nella nostra terra e a riprendere l’insegnamento, lo studio e la ricerca a Gaza, nelle università palestinesi, non appena possibile. Invitiamo amici e colleghi di tutto il mondo a resistere allo scolasticidio in corso nella Palestina occupata, a lavorare al nostro fianco per ricostruire le università demolite e a rifiutare tutti i piani che cercano di aggirare, cancellare o indebolire l’integrità delle istituzioni accademiche. Il futuro dei giovani a Gaza dipende da noi e dalla nostra capacità di rimanere qui per continuare a servire le generazioni future. Lanciamo questo appello sotto i bombardamenti delle forze di occupazione a Gaza, nei campi profughi di Rafah e dai luoghi di un nuovo esilio temporaneo in Egitto e in altri paesi ospitanti”. ◆

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1566 di Internazionale, a pagina 9. Compra questo numero | Abbonati