L’Ecuador è in crisi da tempo ma le cose continuano a peggiorare da quando, un anno fa, il banchiere Guillermo Lasso è arrivato alla presidenza. Da giorni il ­paese andino è parzialmente paralizzato dalla protesta di almeno 30mila indigeni che tengono sotto assedio la capitale Quito, mentre il governo cerca di riprendere il controllo di una situazione politica che gli sta sfuggendo di mano. Secondo l’alleanza delle organizzazioni per i diritti umani ecuadoriane, dal 13 giugno, quando la Confederación de nacionalidades indígenas del Ecuador (Conaie) ha proclamato lo sciopero nazionale, più di ottanta persone sono state arrestate e cinquanta sono state ferite. La polizia parla di agenti scomparsi. La protesta potrebbe anche favorire un cambiamento di governo, come successe con Abdalá Bucaram nel 1997 e con Lucio Gutiérrez nel 2005.

Secondo l’istituto di sondaggi Perfiles de opinión, la popolarità di Lasso è scesa al 40 per cento e la tensione sociale è in aumento. I nativi della Conaie, a cui si sono aggiunti altri settori della società, denunciano la mancanza di lavoro, l’aumento del costo della vita e l’insicurezza legata alla delinquenza comune e al narcotraffico.

Lasso non ha gestito i bisogni degli ecuadoriani legati alla sicurezza e al lavoro

Lasso è arrivato al potere dopo dieci anni di tentativi falliti e dopo tre governi di sinistra: i due di Rafael Correa, dal 2007 al 2017, e quello di Lenín Moreno, dal 2017 al 2021. Correa e Moreno hanno fatto salire il debito del paese e hanno messo a repentaglio le risorse nazionali. È il caso della produzione petrolifera, che oggi è ormai in mano alla Cina. L’obiettivo era promuovere programmi sociali e nuove infrastrutture, ma questi progetti sono finiti spesso al centro di scandali di corruzione che hanno coinvolto le alte cariche dello stato.

Alleanze deboli

Lasso aveva annunciato un cambiamento radicale rispetto alle politiche di Moreno. In campagna elettorale aveva detto che avrebbe migliorato la situazione economica della popolazione, in grave difficoltà per la disoccupazione senza precedenti e dal 2020 anche per gli effetti della pandemia. Secondo le stime della banca centrale, il paese ha perso più di 17 miliardi di dollari.

Giuseppe Cabrera, ricercatore esperto di teoria politica e partecipazione civile, dice che il crollo di popolarità del presidente ecuadoriano e l’opposizione di alcuni settori della società stanno mettendo in luce la sua mancanza di esperienza. “Governare significa amministrare e trovare accordi, ma Lasso non è stato in grado di fare nessuna delle due cose. Non ha gestito i bisogni della gente legati alla sicurezza e al lavoro, mentre ha fatto meglio con i vaccini contro il covid-19”. Il piano vaccinale, che puntava a immunizzare circa nove milioni di persone nei primi cento giorni di governo, è stato senza dubbio un successo.

Cabrera sottolinea anche che i problemi degli ecuadoriani hanno cause diverse e molti esistono da prima dell’elezione di Lasso, anche se durante la sua amministrazione la situazione si è aggravata.

“Lasso non si è dimostrato all’altezza del ruolo. Sapevamo che il paese stava attraversando una fase molto complicata. Ma, considerata la sua lunga carriera politica, speravamo che sapesse come agire”, afferma Cabrera. Lasso, inoltre, non sa convivere con le correnti politiche a lui più vicine né con quelle avversarie: i movimenti e i partiti di destra, quelli di tutta la sinistra e gli altri poteri dello stato. “Ha commesso un errore tipico di tutti i presidenti: pensare di essere l’unico in grado di capire il popolo. Un atteggiamento che aveva anche Rafael Correa, anche se all’epoca le condizioni erano più favorevoli”.

Correa aveva la maggioranza in parlamento e questo gli permetteva di governare senza ostacoli: nel 2017 il suo movimento ottenne 74 seggi su 137. Nel 2021 il movimento Creo di Lasso ha conquistato solo dodici seggi, venti in meno rispetto alle elezioni precedenti.

Questo scarso capitale politico pesa sui piani dell’imprenditore di Guayaquil, che è arrivato al potere grazie a una fragile alleanza con il Partido social-cristiano, di destra. Il patto con questa forza politica è venuto meno pochi giorni dopo la sua elezione per divergenze con il leader Jaime Nebot. Creo ha avuto la maggioranza in parlamento grazie a Izquierda democrática e a Pachakutik, il braccio politico della Conaie. Ha conquistato la presidenza dell’assemblea, ma con il tempo ha perso il sostegno necessario per mantenerla. Un anno dopo, il 31 maggio 2022, 81 parlamentari dell’opposizione hanno votato a favore della destituzione della presidente del parlamento, Guadalupe Llori.

“È evidente che c’è uno scontro sulla nomina di importanti cariche dello stato”, osserva Marcelo Espinel, coordinatore dell’osservatorio legislativo della fondazione Ciudadanía y desarrollo.

Da sapere
Tentativo di apertura

◆ Dopo quasi due settimane di proteste convocate dalla Confederación de nacionalidades indígenas del Ecuador (Conaie), con blocchi stradali che hanno paralizzato la capitale Quito e altre zone del paese, il 25 giugno 2022 il presidente conservatore Guillermo Lasso ha eliminato lo stato d’emergenza che aveva imposto in sei dei 24 dipartimenti in cui è diviso l’Ecuador. Inoltre ha annunciato una riduzione di 10 centesimi di dollaro del prezzo dei combustibili, accogliendo in parte le richieste dei manifestanti, che vorrebbero più investimenti nell’educazione e il congelamento dei prezzi di alcuni prodotti agricoli. Le organizzazioni per la difesa dei diritti umani hanno criticato il governo Lasso per l’uso eccessivo della forza contro i manifestanti e il ricorso a detenzioni arbitrarie. Almeno sette persone sono morte nelle proteste. Più del 32 per cento della popolazione dell’Ecuador vive in povertà. Il 25 giugno il parlamento ha discusso una procedura di destituzione del presidente presentata dal partito legato all’ex capo di stato Rafael Correa, ma non è stata approvata. Il dialogo tra il governo e la Conaie per uscire dalla crisi è stato sospeso il 28 giugno. Bbc, Afp


Alcuni partiti vogliono ostacolare la nomina, tra gli altri, del procuratore generale, del presidente della corte dei conti e del difensore civico. Mentre il governo Lasso non vuole che queste cariche vadano a esponenti dell’opposizione, soprattutto ai sostenitori di Correa.

Anche il narcotraffico è un problema importante, soprattutto negli ultimi due anni, che hanno registrato un aumento della violenza nelle carceri del paese a causa della lotta di potere tra gang e gruppi criminali. La violenza è ovunque: muoiono bambini, adolescenti e adulti che non hanno nessun legame con la criminalità organizzata. Dall’inizio del 2022 ci sono state più di 1.800 morti violente, mille in più del 2021, che a sua volta aveva superato la soglia dell’anno prima.

Valori da proteggere

“Manca un progetto contro la criminalità organizzata, ed è gravissimo. Non ci sono neanche politiche chiare per migliorare la sicurezza dei cittadini, per esempio contro le rapine, i furti d’auto o dei cellulari. A parte alcune misure che potremmo definire populiste e immediate, come l’assegnazione di maggiori risorse alla polizia, non è mai stata messa a punto un’azione contro i gruppi criminali”, dice Rivera Ron, un ricercatore esperto di violenza e sicurezza in America Latina. Lasso ha istituito di nuovo il ministero dell’interno, che era stato eliminato da Moreno, per affidargli compiti e iniziative contro la criminalità, ma senza una pianificazione adeguata e le risorse necessarie. Secondo Ron, il governo deve ripensare le sue priorità: sostituire alcuni funzionari arrivati con Correa e Moreno, riformare le forze dell’ordine, creare un corpo d’intelligence efficiente.

“La politica contro la criminalità organizzata dev’essere inserita in un progetto più ampio che coinvolga anche il sistema penale e giudiziario”, dice il ricercatore. Inoltre “bisognerebbe aprire dei tavoli di dialogo. Sarebbe anche importante che le dichiarazioni di Lasso nelle interviste o negli eventi pubblici andassero in un’altra direzione e fossero meno retoriche. Il presidente dovrebbe riconoscere la legittimità dell’opposizione e parlare usando maggiore buon senso, per esempio riagganciandosi alle promesse fatte in campagna elettorale e puntando sui valori che ha detto di voler proteggere: lo stato di diritto, la libertà e la democrazia”.

Cabrera invece suggerisce di creare un’alleanza con le forze presenti in parlamento, che abbia degli obiettivi chiari. Solo così, afferma, si potranno fermare le proteste e superare la sensazione diffusa d’insicurezza e anarchia. L’attuale crisi sociale e politica rischia comunque di avere conseguenze negative per una società che aspirava alla ripresa economica dopo molti anni di stallo. ◆ fr

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Questo articolo è uscito sul numero 1467 di Internazionale, a pagina 34. Compra questo numero | Abbonati