A 17 anni Taylor Swift firma il suo primo contratto discografico con l’etichetta Big Machine. Nei dieci anni che seguono, la cantautrice della Pennsylvania diventa una delle artiste più vendute e potenti del pianeta, conquistando sia il mercato della musica country sia quello pop, due mondi che fino a quel momento erano stati inconciliabili. Nel 2017 l’etichetta Big Machine entra in crisi e vende tutto il suo catalogo all’affarista dello spettacolo Scooter Braun, inclusi i master, cioè i diritti sulle registrazioni dei primi sei dischi della cantante statunitense. Swift comincia così un lungo e faticoso percorso per diventare l’unica proprietaria della sua musica. Firma un nuovo contratto con la Universal che le garantisce il possesso di tutte le sue opere, e registra di nuovo tutti i vecchi dischi, immettendo sul mercato una nuova versione, la Taylor’s version, dei master posseduti da Braun, che così perdono valore. Ironia della sorte, sarà proprio la sua nuova etichetta, sollecitata dal successo delle ripubblicazioni di Taylor Swift, a modificare i contratti in modo da evitare che altri artisti possano tentare la stessa strada. In questo episodio del podcast del Wall Street Journal si analizza un’operazione senza precedenti, chiedendosi come cambierà l’industria musicale.

Jonathan Zenti

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Questo articolo è uscito sul numero 1437 di Internazionale, a pagina 96. Compra questo numero | Abbonati