In Russia c’è solo un mezzo di comunicazione in grado di suggestionare i cittadini più di quanto riesca a fare la tv di stato: sono le “lettere della felicità” (o, come sono chiamate in Italia, le “catene di Sant’Antonio”), dei messaggi mandati a un destinatario a cui si chiede di spedirli a sua volta ad almeno altre sette persone, altrimenti avrà le peggiori sfortune immaginabili. Naira è nata e cresciuta in Russia e, come molti della sua generazione, è andata a studiare e a lavorare nell’Europa occidentale. Oggi vive in Francia e, a causa della pandemia, da più di due anni parla con i suoi genitori solo al telefono o in videochiamata. Dopo l’invasione russa dell’Ucraina il padre e la madre di Naira cominciano ad accusarla di essere “occidentale” e di tradire le sue origini russe. In particolare il padre, quando parla con lei, usa la seconda persona plurale, tipo “voi della Nato”, il “vostro Stoltenberg”, riferendosi al segretario generale, come se la figlia facesse parte di un enorme complotto. Un inedito livello di paranoia alimentata dalla propaganda russa mette a rischio la relazione di Naira con i genitori. Una possibile soluzione le arriva da un anonimo collettivo femminista e pacifista che comincia a far circolare in Russia delle catene di Sant’Antonio, sfruttando le credenze popolari per diffondere un’informazione alternativa a quella di stato.

Rough Translation, Npr In Russia c’è solo un mezzo di comunicazione in grado di suggestionare i cittadini più di quanto riesca a fare la tv di stato: sono le “lettere della felicità” (o, come sono chiamate in Italia, le “catene di Sant’Antonio”), dei messaggi mandati a un destinatario a cui si chiede di spedirli a sua volta ad almeno altre sette persone, altrimenti avrà le peggiori sfortune immaginabili. Naira è nata e cresciuta in Russia e, come molti della sua generazione, è andata a studiare e a lavorare nell’Europa occidentale. Oggi vive in Francia e, a causa della pandemia, da più di due anni parla con i suoi genitori solo al telefono o in videochiamata. Dopo l’invasione russa dell’Ucraina il padre e la madre di Naira cominciano ad accusarla di essere “occidentale” e di tradire le sue origini russe. In particolare il padre, quando parla con lei, usa la seconda persona plurale, tipo “voi della Nato”, il “vostro Stoltenberg”, riferendosi al segretario generale, come se la figlia facesse parte di un enorme complotto. Un inedito livello di paranoia alimentata dalla propaganda russa mette a rischio la relazione di Naira con i genitori. Una possibile soluzione le arriva da un anonimo collettivo femminista e pacifista che comincia a far circolare in Russia delle catene di Sant’Antonio, sfruttando le credenze popolari per diffondere un’informazione alternativa a quella di stato.
Jonathan Zenti

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Questo articolo è uscito sul numero 1455 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati