Quando scoppia un’emergenza sanitaria, alcuni beni necessari faticano a trovare associazioni disposte a farli arrivare sul campo. Dopo l’esplosione della guerra in Ucraina due farmaci in particolare si sono rivelati tanto fondamentali quanto difficili da reperire: la pillola del giorno dopo e la pillola abortiva. I motivi per cui questi farmaci sono necessari sono molti: c’è chi vuole interrompere una gravidanza scoperta dopo l’inizio della guerra; c’è l’obbligo per i maschi di andare al fronte, che costringe le madri ad affrontare tutto da sole; c’è la paura per l’uso di sostanze chimiche nelle armi che potrebbero alterare la salute del feto; e c’è anche la legittima volontà di non far nascere un essere umano sotto le bombe. Dopo l’assedio di Buča, in cui lo stupro è stato usato come arma di guerra, l’approvvigionamento di pillole abortive è diventato una questione urgente e per questo una medica tedesca ha messo in piedi un’operazione clandestina per farle arrivare in Ucraina. L’ostacolo principale è il confine con la Polonia, paese in cui l’aborto è proibito. In due puntate realizzate da due podcast della radio statunitense Npr, la reporter olandese Katz Laszlo racconta prima il viaggio delle pillole in territorio ucraino, poi l’importanza per le donne di poter abortire in tempo di guerra. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1498 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati