L’elettricità ha stravolto il linguaggio della musica, la sua economia e la sua struttura sociale. Basta pensare alla chitarra, che da sobrio accompagnamento della voce diventò l’arma che Chuck Berry sventolava facendo il suo celebre passo dell’anatra. Già Thomas Edison aveva intuito che l’energia elettrica, fondamentale per molte delle sue invenzioni, poteva essere usata per incidere e riprodurre all’infinito un evento musicale. Il 12 aprile è morto improvvisamente Chris Brookes, uno dei più generosi e geniali autori radiofonici degli ultimi anni. La passione per la radio lo portò a stabilire il suo studio a St. John’s, in Canada, a pochi metri da dove Guglielmo Marconi aveva effettuato la prima trasmissione transatlantica con quello strumento. Una passione che attraversa in maniera vibrante tutte le sue produzioni. Per ricordarlo si possono recuperare alcuni suoi lavori. The wire è una serie in otto puntate che si muove a cavallo tra un audio saggio, un documentario e un remix che fonde Duke Elling­ton, Robert Moog e Björk, e racconta cosa è successo alla musica una volta che la corrente elettrica ha cominciato ad attraversarla. Nel 2005 vinse il Prix Italia e il Peabody Award. Definì l’esperienza dell’ascolto come un candelotto di dinamite che quando esplode ti spalanca le orecchie. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1508 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati