Durante la campagna per il referendum sulla Brexit, alcuni importanti sostenitori dell’uscita del Regno Unito dall’Unione europea – tra cui il primo ministro britannico Boris Johnson – avevano attribuito a questa scelta scenari favolosi e avevano minimizzato i possibili effetti negativi.

All’epoca la maggioranza degli elettori britannici si era espressa a favore di un “recupero del controllo” sulle frontiere e oggi tutti – non solo gli abitanti dell’Irlanda del Nord – ne stanno pagando il prezzo: le stazioni di servizio stanno esaurendo il carburante e gli scaffali dei supermercati sono vuoti.

Perché le cose stanno andando in questo modo? Uno dei motivi principali è la mancanza di autisti di camion: quelli stranieri hanno dovuto lasciare il Regno Unito dopo l’approvazione della Brexit. Il governo sta addirittura considerando l’impiego dell’esercito, una misura da stato d’emergenza che conferma solo una cosa: non appartenere al mercato unico europeo fa un’enorme differenza. È proprio per questo che, durante i negoziati sulla Brexit, l’ex premier britannica Theresa May si era mostrata apertamente favorevole a far rimanere il Regno Unito al suo interno. Com’è noto, May non è riuscita a imporsi a causa della resistenza dei sostenitori della Brexit, a cui si è piegata. Però oggi il prezzo lo pagano i cittadini, sia quelli che hanno creduto alla propaganda in favore della Brexit sia quelli contrari all’uscita del paese dall’Unione europea. Si ritrovano tutti insieme, in fila per qualche litro di benzina o nei supermercati a guardare gli scaffali vuoti. ◆ sk

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Questo articolo è uscito sul numero 1429 di Internazionale, a pagina 21. Compra questo numero | Abbonati