La povertà, la disuguaglianza e la disoccupazione sono alle stelle. Gli estremisti aspettano ai margini, pronti a cogliere l’occasione se i governi falliranno la grande prova a cui la storia li ha messi di fronte. Stiamo parlando della pandemia e del grande collasso sociale in corso in molti paesi d’Europa, un continente finora considerato piuttosto ricco. Oltre all’altissimo numero di morti, solo in Italia c’è un milione di poveri in più. Questo ha ridato fiato agli estremisti. Finora non hanno avuto molto successo, ma non c’è da stare tranquilli.

In un monastero vicino a Roma Steve Bannon, l’ex consigliere di Donald Trump, sta pianificando una “guerra culturale”, e nelle strade della capitale è accompagnato da gruppi di neofascisti che sostengono di rappresentare “il popolo”. La storia europea ci ha insegnato a fare attenzione a segnali come questo. Lo stesso Fondo monetario internazionale (Fmi) ha individuato il pericolo e ha invitato gli stati a varare pacchetti di aiuti per contrastare la disuguaglianza, la povertà e la recessione, un messaggio impensabile fino a poco tempo fa.

Nel tentativo di evitare un disastro sociale, il governo spagnolo ha introdotto un reddito di base da mille euro a famiglia. Circa 2,3 milioni di persone tra i 23 e i 65 anni potrebbero riceverlo, in un paese dove secondo le Nazioni Unite già prima della pandemia una persona su quattro era a rischio povertà. Se dopo la crisi finanziaria del 2008 bisognava ricostruire un sistema finanziario solido, nel 2020 bisogna ricostruire un sistema sociale sostenibile, ha dichiarato recentemente la direttrice dell’Fmi Kristalina Georgieva. Il consiglio europeo del 17 e 18 luglio ci darà un’indicazione: i nostri leader saranno pronti a cogliere questa occasione? ◆ ep

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Questo articolo è uscito sul numero 1367 di Internazionale, a pagina 15. Compra questo numero | Abbonati