I libri italiani letti da un corrispondente straniero. Michaela Namuth è una giornalista tedesca e corrispondente freelance.

I diciotto racconti di Paolo Romano scorrono come storie di vita ordinaria, tra nascita, adolescenza, miserie, miracoli economici, amori, delusioni e morte. Ma alla fine sono tutte storie straordinarie, ognuna diversa dall’altra. Lo scenario storico-politico invece è sempre lo stesso: un paese caotico visto dall’interno delle case degli italiani, dalle borgate romane alle villette al mare dei ministeriali. Si comincia nei promettenti anni ottanta, inquieti e tossici, per finire nell’era digitale, ancora più indecifrabile. E alla fine i protagonisti, tutti maschi di diversa età, cedono come forchette dai rebbi molli. C’è Ignazio, che da bambino sopravvive a un incidente stradale, successo in un momento felice, mentre è in viaggio con la famiglia verso la villeggiatura. Poi c’è Galeano che nasce in una famiglia di immigrati in una borgata di Buenos Aires e muore da funzionario della Banca d’Italia poco prima di andare in pensione, e poco dopo aver visto il figlio emigrare in Brasile per cercare la libertà. E alla fine Tommaso, che da ragazzo riconosce tutti i brani pop, e poi scopre la passione per il jazz. Forse è il testo più autobiografico dell’autore che è anche un critico musicale e che a ogni racconto associa un brano musicale, un vino e un piatto. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1521 di Internazionale, a pagina 77. Compra questo numero | Abbonati