Chi aveva sperato che le dichiarazioni di Donald Trump in campagna elettorale fossero solo trovate per conquistare voti, oggi deve affrontare la dura realtà: non stava bluffando. L’Africa deve capire che è arrivato il momento di prendere in mano il suo destino.

Nel calderone delle prime decisioni del presidente degli Stati Uniti, la sospensione degli aiuti all’estero per novanta giorni, il ritiro dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e l’abbandono degli accordi di Parigi sul clima sono colpi terrificanti per il continente africano, che deve affrontare malattie devastanti e le conseguenze catastrofiche del cambiamento climatico.

La maggior parte dei paesi africani non riesce a offrire condizioni sanitarie accettabili. Negli ospedali, quando esistono, manca quasi tutto. L’avvento di epidemie e pandemie è un incubo per gli africani, che possono contare soltanto sull’aiuto di buoni samaritani, a cominciare dall’Oms. Un aiuto insufficiente, anche perché somministrato in dosi omeopatiche.

Oggi, purtroppo, viviamo in un mondo in cui le medicine sono a nord e le malattie sono a sud, dove la morte, nella maggior parte dei casi, è l’unica via d’uscita. Come potranno essere curate tutte le persone che dipendono dalla sopravvivenza dell’istituzione dell’Onu? Se l’Oms non troverà altri contribuenti per coprire il buco di bilancio lasciato da Washington, il futuro degli africani si annuncia davvero tetro. Invece di continuare ad aspettare il momento in cui sarà abbandonata anche da altri partner (che la corteggiano solo per le ricchezze del sottosuolo), l’Africa deve capire che gli aiuti, a prescindere dalla quantità, non portano sviluppo. Soprattutto considerando che ci aspettano almeno quattro anni di Trump. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1598 di Internazionale, a pagina 15. Compra questo numero | Abbonati