Scienza

Vaccinazione ad anello

Quasi duemila casi di vaiolo delle scimmie sono stati registrati nel mondo. Stati Uniti, Canada e Regno Unito hanno avviato un programma di vaccinazione ad anello, che consiste nel vaccinare i contatti stretti delle persone infettate per ridurre il rischio di nuove infezioni. La strategia ha senso perché la malattia si diffonde lentamente e ha una lunga incubazione. Ma per essere efficace la vaccinazione deve cominciare quando i numeri sono ridotti ed è possibile ricostruire i contatti a rischio, scrive Nature. Inoltre, le persone devono essere disponibili a farsi inoculare vaccini che possono avere effetti collaterali gravi, anche se rari. Nel Regno Unito solo quindici contatti su 107 e 169 operatori sanitari su 245 hanno aderito al programma vaccinale. Per fermare la diffusione del virus bisogna quindi concentrarsi anche sulla quarantena e sull’isolamento.

L’albero che si sdoppia

L’analisi genetica ha confermato quello che gli abitanti dell’isola del Borneo e delle Filippine sapevano già: due alberi considerati dai botanici un’unica specie appartengono in realtà a due specie distinte. Gli alberi, diffusi in quelle zone e chiamati comunemente lumok e pingan, producono frutti (l’iban e il dusun) simili a quelli dell’albero del pane e consumati dalla popolazione locale. Analizzando il dna delle piante alcuni ricercatori locali hanno verificato che si tratta di due specie, l’Artocarpus odoratissimus e l’Artocarpus mutabilis. A descrivere per primo l’Artocarpus odoratissimus (il lumok) fu Manuel Blanco, un frate spagnolo vissuto tra il 1779 e il 1845, che lo osservò nelle Filippine. In seguito il botanico italiano Odoardo Beccari (1843-1920) descrisse un albero simile, il pingan, chiamandolo Artocarpus mutabilis. Beccari non si soffermò però sui frutti e le due piante furono considerate una specie unica. Ora, grazie al nuovo studio, le specie sono state separate e a una delle due è stato dato il nome usato da Beccari. Secondo i ricercatori, distinguere specie simili è importante per proteggere la biodiversità. ◆

Le origini del fuoco

Con l’aiuto della spettroscopia e dell’intelligenza artificiale, un gruppo di ricercatori ha individuato tracce dell’uso del fuoco in reperti molto antichi. Le analisi sono state effettuate su utensili in pietra e ossa di animali rinvenuti in un sito nel nord d’Israele. I reperti risalgono a un periodo compreso tra un milione e 800mila anni fa, quando probabilmente l’area era occupata da comunità di Homo erectus. Finora le tracce dell’uso del fuoco in epoca così antica erano scarse. Secondo Pnas, la tecnica d’indagine potrebbe essere applicata anche a reperti trovati altrove per cercare di datare con precisione le origini del fuoco.

Tutte le stelle della Via Lattea

ESA/Gaia/DPAC, CC BY-SA 3.0 IGO

L’Agenzia spaziale europea (Esa) ha presentato i nuovi dati raccolti dalla sonda spaziale Gaia, relativi a quasi due miliardi di stelle della Via Lattea. I risultati comprendono informazioni su temperatura, velocità, massa, composizione chimica ed età degli astri. I ricercatori hanno creato un catalogo di 800mila sistemi binari, composti da due stelle, e una mappa che descrive le orbite di 150mila asteroidi (nell’immagine). La ricerca sarà pubblicata su Astronomy and Astrophysics.

Robot con la pelle

©2022 Takeuchi et al.

Nei laboratori di Kyoto, in Giappone, è stato realizzato un dito meccanico rivestito da pelle umana ingegnerizzata. I ricercatori hanno immerso un dispositivo motorizzato con tre articolazioni in una soluzione di collagene e fibroblasti, che compongono il tessuto connettivo del derma. La soluzione ha formato un rivestimento omogeneo intorno al dispositivo, a cui sono state aggiunte le cellule cheratinocitarie dello strato più esterno della pelle. Il dito meccanico si piegava senza che la pelle si rompesse e il tessuto era in grado di rigenerarsi (nella foto). L’esperimento, scrive Matter, è il primo passo verso la creazione di robot con pelle viva.

Salute La malattia di Lyme potrebbe aver colpito il 14 per cento della popolazione mondiale. L’infezione è causata dal batterio Borrelia burgdorferi, trasmesso dalle zecche. Secondo Bmj Global Health, la malattia è particolarmente diffusa nelle zone rurali di Asia orientale, Europa centrale ed Europa occidentale.

Salute Sono stati individuati alcuni neuroni che si attivano durante un’infezione causando sintomi come febbre, mancanza di appetito e stanchezza. Nei topi questa popolazione di cellule nervose si trova nell’area del cervello chiamata ipotalamo. La risposta cerebrale è attivata da molecole prodotte dal sistema immunitario, scrive Nature.

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1465 - 17 giugno 2022
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