Il paradiso può rapidamente trasformarsi in un inferno. Così gli italiani descrivono la drammatica frana che il 26 novembre ha colpito l’isola di Ischia, nel golfo di Napoli. Un’ampia porzione del monte Epomeo è crollata in mare. Una massa di fango che ha trascinato con sé persone, case e auto. Seppellendo ogni cosa. Sono stati recuperati i corpi di otto vittime, ma ci sono ancora dei dispersi.

Nelle ore precedenti era piovuto molto. Ed è vero che con il cambiamento climatico le piogge torrenziali possono diventare ancora più intense. Ma questo spiega solo in minima parte la tragedia dell’isola verde, come viene chiamata Ischia, con le sue celebri terme. Ischia è più grande e meno mondana della vicina Capri, e perciò è la più napoletana delle isole del golfo, come ha raccontato lo scrittore Roberto Saviano in un triste omaggio a questo luogo meraviglioso “tra incanto e incubo”.

L’incubo, a ogni modo, è provocato dagli esseri umani. Non si tratta di fatalità, per dirla con l’architetto Renzo Piano. Da anni Piano afferma che la natura deve essere “rammendata”, ma nessuno sembra volerlo ascoltare. Ischia è un simbolo eclatante, quasi un monumento dell’abusivismo italiano.

Tutti sanno che l’isola sorge su un terreno vulcanico, fragile e scivoloso, in costante movimento. Casamicciola Terme, la località nel nord di Ischia sommersa dalla frana, è così segnata dalle catastrofi naturali che in napoletano esiste addirittura l’espressione “è successa Casamicciola”, per dire che c’è stato un disastro.

Nel 1883 un terremoto rischiò di radere al suolo il comune: ci furono 2.313 vittime, crollò l’ottanta per cento delle abitazioni. Nel 1910 fu la volta di una frana, che ricorda molto quella attuale. I terremoti sono imprevedibili, le frane un po’ meno. A Ischia sarebbe fondamentale che le autorità vigilassero su dove e come si costruisce, per la sicurezza delle circa sessantamila persone che ci vivono e di tutti quelli che ci vanno in vacanza.

I turisti sono sempre di più. L’isola è diventata un grande affare e non solo una destinazione per conoscitori e napoletani, per congressi medici e cure termali. Una vera e propria meta del turismo di massa. E così si è costruito senza pensarci troppo, come capitava. E come se non ci fosse un domani. Anche in luoghi assolutamente inadatti, per esempio sulle pendici del monte Epomeo. E ogni casa doveva avere almeno una terrazza con vista sul mare o una veranda da cui godersi il panorama. Il bosco è quasi sparito e ha lasciato il posto al cemento.

Terrazza vista mare

Una burocrazia cronicamente lenta non è stata al passo con le autorizzazioni, così se ne è fatto a meno, costruendo illegalmente. Ma il “non a norma” è un concetto molto variabile nei cantieri in Italia. Non è poi tanto contro la legge, visto che più o meno ogni due anni c’è un condono o una sanatoria. Così è chiamato il grande e generoso colpo di mano con cui lo stato italiano perdona le violazioni, che siano edilizie o fiscali, ammettendo la propria incapacità a far rispettare le regole. Mentre Ischia cresceva a ritmo serrato, in Italia ci sono stati tre condoni edilizi: nel 1985, nel 1994 e infine nel 2003. Poi nel 2018, durante il primo governo guidato dal presidente Giuseppe Conte, quando il Movimento 5 stelle faceva parte dell’esecutivo insieme alla Lega, è stata approvata una misura chiamata decreto Genova, perché decisa dopo il crollo del ponte Morandi. Conte respinge ogni accusa: non è stato un condono, ha detto in tv, ma semplicemente una semplificazione di complicate procedure burocratiche. In rete circola, però, un estratto del decreto: nell’articolo 25 il condono di Ischia è messo nero su bianco. Ora Conte è accusato anche di essere un ipocrita.

Non tutte le domande di regolarizzazione sono accettate. A Ischia in migliaia di casi le autorità hanno ordinato che abitazioni e ampliamenti fossero demoliti perché sfidavano palesemente ogni legge: quelle della statica, della natura e del buon senso. Ma finora le demolizioni non ci sono state.

La manutenzione non porta voti, ha detto Gaetano Manfredi, il sindaco di Napoli. Il suo tono sembrava rassegnato, lui stesso è un ingegnere. Con i condoni, invece, le elezioni si vincono eccome. Silvio Berlusconi l’ha capito forse meglio di ogni altro politico. Ma non si è inventato nulla. “Il partito unico del condono”, ha titolato il 28 novembre il quotidiano La Stampa. Alla fine niente è più apprezzabile di uno stato che chiude un occhio.

Le persone previdenti, che mettono in guardia sui pericoli sono invece considerate allarmiste: geologi, vulcanologi, meteorologi che esprimono la loro forte preoccupazione sono spesso trattati alla stregua di iettatori, evocatori di spiriti maligni. Ma sono solo realisti. Il 94 per cento delle comunità italiane è minacciato da rischi idrogeologici, ha detto il capo della protezione civile Fabrizio Curcio. Cioè da inondazioni, erosioni, frane. Quando si tratta di costruire la propria casa, però, sono in pochi a preoccuparsene. ◆as

Da sapere
Disastro colposo

◆ La frana del 26 novembre 2022 sul monte Epomeo, a Ischia, ha causato otto morti, quattro dispersi, 280 sfollati e ha reso inagibili trenta case (dati aggiornati al 3o novembre). La procura di Napoli ha aperto un fascicolo per disastro colposo, reato colposo di frana e omicidio colposo. Per ora non ci sono iscritti nel registro degli indagati. Per le prime emergenze sono stati stanziati due milioni di euro dal governo e quattro dalla regione Campania. Sky, Ansa


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Questo articolo è uscito sul numero 1489 di Internazionale, a pagina 36. Compra questo numero | Abbonati