La Commissione europea vuole bloccare l’erogazione di 7,5 miliardi di euro di fondi all’Ungheria per le sue violazioni dei diritti fondamentali. Nulla garantisce che Budapest usi i finanziamenti provenienti dal Fondo di coesione rispettando lo stato di diritto. Così potrebbe essere trattenuto il 65 per cento delle somme destinate alle regioni svantaggiate da tre programmi di sostegno.

Il commissario al bilancio Johannes Hahn ha affermato che i fondi europei non sarebbero al riparo da possibili frodi. Tuttavia, Hahn ha apprezzato gli impegni presi dal governo ungherese, che ha promesso 17 provvedimenti per correggere le sue mancanze. Tra le altre cose, Budapest ha annunciato una nuova autorità anticorruzione e maggiore monitoraggio e trasparenza nella gestione dei fondi. Inoltre si è impegnata a ridurre la quota di appalti pubblici con una sola offerta e a rafforzare la cooperazione con l’ufficio europeo antifrode (Olaf).

La Commissione europea aveva avviato la procedura contro l’Ungheria ad aprile. Ora viene applicato per la prima volta il meccanismo di condizionalità, introdotto nel 2021 dal piano di ripresa dalla pandemia, che punisce i paesi accusati di non rispettare lo stato di diritto e usare in modo dubbio i fondi europei. Ora la proposta dovrà essere approvata dal consiglio dell’Unione, in cui sono rappresentati i governi dei 27 stati membri. La decisione sarà presa a maggioranza qualificata, quindi devono essere d’accordo almeno 15 paesi che rappresentino il 65 per cento della popolazione dell’Unione. Il veto di un solo paese non basterà a bloccare la misura. Il consiglio ha un mese per esaminare il caso, ma il verdetto può essere rimandato di altri due mesi.

Il governo di Viktor Orbán considera già conclusa la procedura. “Non ci saranno tagli perché rispetteremo gli impegni che abbiamo preso”, ha dichiarato Tibor Navracsics, ex commissario europeo, che ha guidato i negoziati con Bruxelles insieme alla ministra della giustizia Judit
Varga. Ma al momento nessuno sa quali saranno i poteri reali della nuova autorità anticorruzione. È improbabile che agirà retrospettivamente sui vecchi casi di sospetta frode. Il genero di Orbán, il magnate del settore immobiliare István Tiborcz, non avrà quindi nulla da temere.

Questo risultato dimostrerebbe il vantaggio di una squadra di governo ungherese unita di fronte a una Commissione europea divisa tra molti interessi diversi, ha commentato l’analista Dávid Szebeni, secondo cui la Commissione non si è rivelata all’altezza del compito: accontentarsi della promessa di ridurre gli appalti pubblici con un unico offerente è segno di “una certa incompetenza”, perché non è un elemento significativo. “Entro la fine dell’anno il governo ungherese potrebbe dichiarare vittoria sui fondi europei”, sostiene Szebeni.

Democrazia in pericolo

Da anni la Commissione accusa il primo ministro ungherese Viktor Orbán di minare gli standard e i valori fondamentali dell’Unione. Ha avviato diverse procedure d’infrazione e portato più volte l’Ungheria davanti alla Corte di giustizia europea, senza tuttavia ottenere un cambio di rotta a Budapest. Anzi, secondo Bruxelles la situazione continua a peggiorare. Nel 2018 il parlamento europeo ha avviato una procedura contro l’Ungheria sulla base dell’articolo 7 del trattato sull’Unione europea, sostenendo che la democrazia, lo stato di diritto e i diritti fondamentali sono in pericolo. Il 15 settembre gli eurodeputati hanno approvato un rapporto secondo cui l’Ungheria non può più essere considerata una democrazia a tutti gli effetti.

Dopo l’avvio della procedura il governo ungherese ha proseguito a lungo per la sua strada. Fino a giugno non ha neanche preso in considerazione le preoccupazioni della Commissione europea. Poi Bruxelles ha inviato all’Ungheria una lettera in cui spiegava quanti soldi il paese rischiava di perdere. Da allora Budapest ha mostrato una disponibilità al dialogo senza precedenti. “Evidentemente la pressione finanziaria sta funzionando”, ha dichiarato Hahn. ◆ nv

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Questo articolo è uscito sul numero 1479 di Internazionale, a pagina 20. Compra questo numero | Abbonati