P rima del covid-19, il regista Adebola Ogunshina aveva la sceneggiatura perfetta per il suo film sentimentale, pieno di alti e bassi emotivi e di magnifiche e intime scene d’amore.

Poi è scoppiata la pandemia.

Ogunshina, regista e sceneggiatore navigato che vive a Idaban, capitale dello stato di Oyo, in Nigeria, ha capito subito che il coronavirus avrebbe dato – in tutti i sensi – il bacio della morte alla sua sceneggiatura. Si è ritrovato nella non invidiabile posizione di doverla riscrivere per incorporare nelle scene d’amore il “distanziamento sociale creativo”.

“Dobbiamo continuare a far crescere l’intensità, perché è pur sempre una storia d’amore, ma in questo momento non possiamo far avvicinare i due innamorati”, ha detto il regista. “Avremmo dovuto cominciare a girare a maggio, ma è probabile che le riprese partiranno a luglio”.

Baci impossibili

Il semplice gesto di due amanti che si baciano sulle labbra sembra poco in sintonia con il presente che stiamo vivendo.

“Non posso portare le persone su un set dove devono baciarsi”, afferma Ogunshina. “Non ha alcun senso. Perciò ho cominciato a rielaborare la sceneggiatura e a pensare a un’altra angolatura”.

Ormai da settimane i registi nigeriani cercano di trovare dei modi per portare avanti i progetti che hanno dovuto rinviare a causa del covid-19.

Le conseguenze per il settore cinematografico nigeriano sono rilevanti. Più o meno un milione di persone si guadagnano da vivere grazie a Nollywood. Le misure per contenere il coronavirus rendono però molto più difficile, quasi impossibile, fare nuovi film.

E poi ci sono i contraccolpi finanziari. A causa della pandemia, da metà febbraio Nollywood ha già perso circa 3 miliardi di naira (circa 7,3 milioni di euro), secondo le stime di Moses Babatope, direttore operativo della Filmhouse cinema.

Igbuzor, Nigeria, ottobre 2015 (Glenna Gordo​n, The New York Times/Contrasto)

La produzione di un film è un processo ampio e richiede il lavoro congiunto e armonioso di tanti professionisti: attori, tecnici del suono, direttori della fotografia, parrucchieri e truccatori, scenografi, costumisti e operatori. Anche se le restrizioni imposte in alcune aree del paese non hanno vietato di per sé le riprese, è praticamente impossibile filmare qualcosa se davvero si vogliono rispettare le linee guida sulla sicurezza.

Secondo Ogunshina, questo significa che un gran numero di persone impiegate in questo settore finirà rapidamente sul lastrico.

“Questo settore è come un villaggio, se imponi la regola che non ci possono essere più di venti persone insieme in uno stesso posto, le persone preferiranno direttamente non girare. E se non girano non guadagnano”, spiega.

Ora che il governo ha allentato la maggior parte delle restrizioni, produttori e registi lentamente si stanno adattando alla nuova normalità e, pur tra mille difficoltà, stanno tornando al lavoro.

Il numero di persone presenti sul set deve essere contenuto per consentire il distanziamento fisico. Mascherine e sostanze igienizzanti devono essere fornite ai componenti della troupe e anche agli attori. Inoltre tutte le persone presenti sul set devono igienizzarsi le mani ogni trenta minuti durante le riprese. Queste misure stanno facendo lievitare i costi di produzione, ma vengono considerate assolutamente necessarie.

Dopo tutto anche un solo caso sul set potrebbe mandare a gambe all’aria tutte le riprese, e magari portare al fallimento della casa di produzione. Secondo Ogunshina, oggi si fa un’immensa fatica a completare otto scene al giorno, mentre prima della pandemia si andava avanti al ritmo di almeno diciotto scene in una giornata di lavoro. Fino a poco tempo fa a Ibadan era ancora in vigore il coprifuoco dalle otto di sera alle cinque del mattino, e questo significa che in Borokini, la soap opera in lingua yoruba che Ogunshina sta girando lì, non potevano esserci scene notturne.

Adeleye Fabusoro, un altro regista nigeriano, produttore esecutivo di _Borokini, _afferma che il coronavirus ha provocato un’enorme “perdita in termini di tempo e denaro, oltre che, in generale, per l’economia del settore”.

Primissimo piano

Fabusoro ha ridotto “drasticamente” i componenti della troupe coinvolta nella soap opera, passando da 25 a dieci persone. Questo ridimensionamento è anche un modo per venire incontro ai produttori che devono affrontare in prima persona i problemi finanziari che stanno affliggendo tutta Nollywood. Ma i condizionamenti sono molti. Adesso i primi piani o comunque le inquadrature strette sono molto più usate di quelle in campo lungo o medio. Una misura che serve per limitare le interazioni degli attori sul set.

E ogni cosa finisce per rallentare tutto quanto. “Progetti che pensavamo di poter completare entro il primo trimestre dell’anno sono ancora aperti”, spiega Fabusoro.

Il regista e produttore nigeriano Imoh Umoren era nel bel mezzo delle riprese della sua nuova serie tv, Channel 77, quando l’emergenza ha bloccato la produzione. Imoh sta lavorando a un altro film, che è ancora in fase di preproduzione. Si è deciso di andare avanti prendendo però precauzioni molto rigide.

“Faremo il tampone a tutti prima di andare sul luogo delle riprese e tutti alloggeranno insieme per ridurre il rischio di arrivare al lavoro da posti diversi”, spiega Umoren.

Ma anche per i film che sono stati completati le sfide non sono finite. Bisogna fare i conti con la perdita di incassi a causa della chiusura dei cinema. Nel 2019 i nigeriani hanno speso 6,7 miliardi di naira (15,4 milioni di euro) in biglietti del cinema. “Il grande schermo per noi è la prima vetrina. Abbiamo bisogno di uscire in sala, altrimenti perderemo una parte rilevante dei ricavi previsti”, afferma Ekene Som Mekwunye, un regista il cui ultimo film, il thriller Light in the dark, non è ancora arrivato nelle sale.

“Mentre parliamo regna la confusione, perché anche se i cinema dovessero riaprire non è ancora chiaro quali film arriveranno nelle sale. È impossibile saperlo con un arretrato di tre mesi”. ◆ gim

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Questo articolo è uscito sul numero 1365 di Internazionale, a pagina 77. Compra questo numero | Abbonati