11 febbraio 2015 16:23

L’operazione dell’Unione europea Triton, che dal 1 novembre 2014 ha preso il posto di Mare nostrum, non è finalizzata alla ricerca e al soccorso in mare, non opera di norma in acque internazionali e risulta significativamente ridotta come margine d’ampiezza: quindi le vittime sono destinate ad aumentare, accusano molte ong.

Con questa nuova tragedia si sono avverati i peggiori timori sulla fine dell’operazione di ricerca e soccorso Mare nostrum. Stanno emergendo le prevedibili conseguenze dell’assenza di una sostituzione adeguata di quell’operazione da parte dell’Unione europea. Mentre le persone continuano a fuggire dalla guerra e dalla persecuzione e centinaia di esse a morire in mare, gli stati membri dell’Unione europea devono smetterla di nascondere la testa sotto la sabbia

Lo ha dichiarato John Dalhuisen, direttore del programma Europa e Asia centrale di Amnesty international.

Secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, il numero dei migranti irregolari arrivati via mare nel gennaio del 2015 è aumentato del 60 per cento rispetto all’anno precedente, quando Mare nostrum era in funzione. Questo smentirebbe la tesi che l’operazione di ricerca e soccorso in mare incoraggiasse i migranti a intraprendere viaggi pericolosi nel Mediterraneo.

  • Nel gennaio del 2015, nonostante le condizioni climatiche avverse dell’inverno, sono giunti in Italia 3.528 migranti, di cui 195 donne e 374 minori (374 non accompagnati).
  • Si tratta del 60 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2014 quando erano arrivati 2.171 migranti, di cui 91 donne e 342 minori (262 non accompagnati).

Ecco il commento del commissario europeo per le migrazioni: “Il dramma continua. La nostra battaglia contro i trafficanti va avanti senza sosta e in maniera coordinata. Bisogna fare di più”.

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Alcune proposte di Mario Marazziti, deputato di Democrazia solidale, e del Comitato diritti umani del parlamento tedesco ed europeo:

  • Creazione di una Agenzia europea per l’immigrazione.
  • Accoglimento delle domande di protezione e asilo dei profughi nei consolati e ambasciate europei sull’altra riva del Mediterraneo e nei paesi di transito.
  • Percorso privilegiato per i profughi siriani, per ridurre la compressione di Libano, Turchia e Iraq, portando ad almeno 200mila i profughi siriani accolti in Europa e permettendo il transito ad altri con ricollocamento negli Stati Uniti e altri paesi, esistendo una disponibilità ad accoglierli, finora non utilizzata.
  • Creazione di un un Centro di accoglienza europeo in Sicilia, che agevoli i ricongiungimenti familiari e la ricollocazione per quote nei paesi dell’Ue.

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