09 marzo 2015 15:39

Lorenzo Battista, uno dei senatori del Movimento 5 stelle usciti dal gruppo che ora siede nel gruppo misto, ha scritto su Facebook una lettera aperta agli altri dissidenti del movimento e ha chiesto loro di pensare alla proposta di entrare nella maggioranza di governo.

Cari amici,
è passato un anno da quando in quattro fummo espulsi dal gruppo parlamentare M5s, altri cinque colleghi interruppero forzatamente il rapporto pentastellato solo perché annunciarono le dimissioni dal senato in segno di protesta alle modalità della nostra espulsione. Ora è inutile ripercorrere alcuni passaggi che incoronarono il capogruppo di allora (Santangelo) come colui che nella sua gestione acconsentì un -9. Dopo pochi giorni ero convinto che saremmo stati capaci di costituire un gruppo al senato e che avremmo potuto portare avanti insieme i nostri lavori parlamentari. Mi sbagliavo. Ne seguirono una serie di riunioni e tentativi che non riuscirono mai ad arrivare all’obiettivo. Alcune divergenze di vedute iniziarono a manifestarsi: chi voleva fare un soggetto politico, chi solo iniziare ad avere una struttura legislativa per i lavori parlamentari… Probabilmente abbiamo tutti pagato l’inesperienza ed esserci ritrovati in parlamento, senza prima non aver svolto alcun incarico, non ha aiutato nemmeno in questo aspetto. Sarebbe stato preferibile far concorrere alle parlamentarie i consiglieri comunali e regionali, che per l’esperienza maturata nelle rispettive assemblee avrebbero potuto svolgere il loro compito senza manifestazioni isteriche, aventi lo scopo di ottenere il mero consenso mediatico.

Non sono uno che scrive post politici o di propaganda, vuoi perché non credo più tanto nel consenso dei social ma, in questo momento, sento che è giusto scrivere qualcosa di più strutturato.

Tornando al “non gruppo”, dopo un’attenta riflessione, mi decisi di darmi una scadenza per vedere se tra noi ex 5 stelle riuscivamo a raggiungere l’obiettivo. Vedendo continuare questa impasse mi decisi di chiedere di aderire al Gruppo per le Autonomie con l’intento di tutelare la specialità della mia regione e cercare di dare concretezza alle iniziative dei lavori della commissione di cui faccio parte.

Continuando a frequentarvi e mantenendo un buon rapporto con voi, ho visto dall’esterno il protrarsi delle stesse dinamiche. Sono passati due anni dal nostro insediamento al senato, c’è all’orizzonte un obiettivo di far concludere la legislatura alla naturale scadenza del 2018. Nonostante ci siano delle perplessità nei confronti del governo, credo che andare al voto ogni volta che ci sia qualche brontolio parlamentare debba restare una brutta abitudine del passato. Avendo avuto modo di confrontarmi con parlamentari degli altri paesi, l’instabilità dei nostri governi viene percepita molto negativamente. Non è una novità se rilevo che il parlamento non brilla in produttività legislativa, anche per un mancato adeguamento dei regolamenti parlamentari e sono altrettanto certo che qualsiasi maggioranza continuerebbe a prediligere la decretazione proprio perché i regolamenti parlamentari non consentono un iter fluido e snello della nostra iniziativa legislativa. È sconfortante assistere a prolungate discussioni e dichiarazioni di voto in un’aula semi deserta mentre bisognerebbe assolutamente prediligere il lavoro in commissione.

Le espulsioni e gli abbandoni dall’M5s hanno causato l’ingresso nel gruppo misto che ora conta ben 29 senatori. Credo siate ben consapevoli della sua gestione e delle difficoltà che avete nel supporto delle vostre attività. Il gruppo misto non è stato ideato per accogliere quella che ora al Senato è una così ampia rappresentanza. Con questo mio appello mi permetto di segnalarvi alcuni possibili percorsi per cercare di costruire una migliore collocazione. Si dovrebbero mettere da parte alcuni dissidi che si sono venuti a creare, e costituire un gruppo al senato. Ritengo che si potrebbero superare le difficoltà che si sono presentate. Se ognuno facesse un piccolo passo indietro e riuscisse a rinunciare alle proprie ostinazioni ideologiche, l’obiettivo sarebbe alla portata di tutti. A questo punto la grande sfida che si potrebbe mettere sul piatto sarebbe quella di osare, provando a mettersi in gioco e dimostrare che oltre al no continuativo, spesso urlato, esiste anche la possibilità di affermare le proprie idee. Durante i dibattiti in aula, spesso mi domando se chi è maggioranza si ricorda di esser stato opposizione e chi ora grida e urla contro tutto si ricorda che poco tempo fa stava seduto trai banchi del governo. L’articolo 67 che i nostri padri costituenti ci hanno lasciato ci rende liberi di poter scegliere; detto articolo si potrebbe superare, introducendo il vincolo di mandato, ma solo se i partiti saranno in grado di dare piena attuazione dell’articolo 49 (percorso lontano dalle priorità di tutti i partiti). Se si guarda al presente, alle forze in campo, ai delicati equilibri che ci sono durante alcune votazioni, c’è la possibilità di potere prendere una posizione, correggendo gli errori fatti nel passato. Perché non provare allora a fare questo tentativo usando un minimo di strategia politica? Un’eventuale costituzione di un gruppo parlamentare troverebbe modo di dimostrare cosa si è capaci di fare e quindi dovrebbe essere un gruppo che si potrebbe anche proporre come forza di maggioranza e come tale forza di governo. Siate coraggiosi, non dico che si debba restare insensibili ad evidenti storture, il voto di fiducia sui decreti (tanti, troppi) vi dà comunque la possibilità di farvi sentire anche non partecipando al voto, così come ho fatto io sul decreto Ilva che, a mio avviso, poneva la non responsabilità penale del commissario come qualcosa di non digeribile! Sarebbe possibile arrivare al traguardo di una migliore collocazione e per questo mi permetto di segnalarvi 3 percorsi:

1) Costituzione di un gruppo che ambisce a entrare in maggioranza con un’eventuale richiesta di avere un dicastero la cui direzione potrebbe anche essere ricoperta da un tecnico. Si è responsabili delle linee politiche di quel ministero.

2) Al fine di superare le difficoltà per una stesura di un programma politico, ogni componente potrebbe presentare un punto di programma per ogni commissione e iniziare una trattativa per chiedere che questi punti vengano inseriti nell’agenda del Governo o in quella parlamentare.

3) Alcuni di voi manifestano spesso e volentieri una simpatia per le politiche di sinistra, apprezzamenti per quanto sta facendo Alexis Tsipras, o consensi per le dichiarazioni di esponenti sindacali. Votate praticamente sempre in linea con la componente Sel che conta 7 membri. Penso che dobbiate avere il tempismo politico di agire adesso, non rimandare all’infinito una vostra scelta di campo in attesa che qualcuno si schieri. Non si può fare politica nell’attesa che qualcuno scenda in campo ma si deve cercare di usare al meglio chi è impegnato in questo momento cioè Voi stessi. Basta che 3 di voi chiedano di aderire a Sel, anche in un’ottica di un eventuale rinnovamento partitico e costituire quindi un gruppo Selhttps://www.facebook.com/lorbat?fref=ts al Senato. In questo modo potreste raggiungere un duplice risultato: confluire in un gruppo omogeneo e dare la possibilità al gruppo misto di strutturarsi con una composizione maggiormente rappresentativa della eterogeneità del misto.

Forse in questa mia lettera ho messo il carro davanti ai buoi ma ci tenevo a dirvi il mio pensiero. Non abbiate paura di attacchi esterni, insulti o post sul sacro blog. Non è possibile impedire un passo politico per paura di una critica. Allontanate ogni titubanza, non tradirete il vostro mandato elettorale se sarete responsabilmente attori attivi di un cambiamento che non potrà essere criticato o almeno mai quanto l’immobilismo decisionale.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it