23 aprile 2015 17:06

Secondo le testimonianze dei sopravvissuti al naufragio avvenuto nella notte tra il 18 e 19 aprile, gli scafisti hanno picchiato a morte alcuni migranti che erano a bordo del peschereccio, prima che avvenisse il naufragio. Per raccogliere maggiori informazioni su quanto avvenuto, la marina militare cercherà di raccogliere al più presto le immagini del relitto che giace sul fondo del mare. Il procuratore di Catania non ha chiarito se il relitto verrà riportato in superficie e se verranno recuperati i corpi delle vittime.

Secondo la procura di Catania, che ha intervistato i 28 superstiti, “è ragionevole pensare che c’erano più di 750 persone a bordo del peschereccio naufragato”. I sopravvissuti hanno descritto un clima di violenza anche prima della partenza dell’imbarcazione dalla Libia. Circa mille o 1.200 migranti sono stati rinchiusi in una fabbrica abbandonata in Libia. Alcuni uomini con uniformi e armi controllavano la fabbrica, alcune persone sono state picchiate e uccise. I migranti sono stati trasportati al porto a bordo di furgoni e poi hanno raggiunto il peschereccio al largo, su dei gommoni. “Un ragazzo è stato ucciso perché si è alzato senza permesso, e il suo corpo è stato gettato in mare”, hanno raccontato i sopravvissuti.

I superstiti hanno detto di aver pagato tra i 130 e i 7.000 dollari per il viaggio. Quelli che hanno pagato di meno sono stati rinchiusi nella stiva. Per questo il comandante della nave e il suo secondo sono stati accusati anche di “sequestro” oltre che di “naufragio, omicidio e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”.

Secondo la procura di Catania, il naufragio è stato provocato dal sovraffollamento del peschereccio e dalle manovre sbagliate del comandante. Prima di affondare il peschereccio avrebbe colpito tre volte il mercantile, accorso per soccorrere i migranti.

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