01 giugno 2015 12:05

Il gruppo Stato islamico ha distrutto il carcere di Palmyra, uno dei simboli del regime siriano. La struttura è stata fatta saltare in aria il 30 maggio, dieci giorni dopo la conquista dell’antica città, patrimonio dell’umanità dell’Unesco, da parte dei jihadisti. Era stata costruita negli anni venti del novecento, sotto il mandato francese, inizialmente per servire come caserma militare. Hafez al Assad, il padre dell’attuale presidente, l’aveva riconvertita in un penitenziario di massa, dove negli anni ottanta sono stati imprigionati, fucilati o impiccati migliaia dei suoi oppositori politici, primi tra tutti i militanti dei Fratelli musulmani.

Chiuso perché fatiscente nel 2001, poco dopo l’arrivo al potere di Bashar al Assad, il carcere è stato riaperto nel 2011, per assorbire il flusso dei manifestanti arrestati durante la repressione delle rivolte contro il governo. Ma la sua distruzione non ha causato entusiasmo all’interno dei vari gruppi che si oppongono al regime siriano, dato che la maggior parte dei ribelli considera lo Stato islamico come un nemico. Abderrahman Saleh, portavoce del gruppo armato l’Esercito dell’islam ha scritto su Twitter che la distruzione del carcere di Palmyra “contribuisce a cancellare le prove dei crimini commessi dalla famiglia Al Assad”.

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