In Israele i manifestanti che lanciano pietre contro i veicoli in movimento potrebbero essere puniti con una detenzione fino a dieci anni di carcere, in seguito all’approvazione di una proposta di legge da parte di una commissione giuridica ministeriale il 31 maggio. Prima di entrare in vigore il provvedimento dovrà superare una serie di letture in parlamento. È destinato a modificare una legge esistente che prevede fino a venti anni di carcere per le persone che lanciando pietre, a condizione che si possa dimostrare che il loro gesto aveva l’intenzione di provocare danni.
Nella nuova versione rischia dieci anni di carcere chiunque lanci “pietre o altri oggetti contro veicoli in movimento in un modo che possa mettere a rischio la sicurezza dei passeggeri” o danneggiare il veicolo. La revisione è stata voluta da Ayelet Shaked, la ministra della giustizia del partito della destra nazionalista Casa ebraica, entrata nel nuovo governo di Benjamin Netanyahu. Shaked, alla testa della commissione ministeriale che ha approvato il provvedimento, ha dichiarato che le persone che lanciano le pietre “ricevono punizioni lievi in confronto ai reati commessi”, perché è difficile dimostrare le loro intenzioni.
In Cisgiordania i palestinesi colpiscono le automobili israeliane con lanci di pietre quasi quotidiani e spesso ricorrono al lancio di pietre durante gli scontri con la polizia israeliana nei Territori occupati e a Gerusalemme Est. L’approvazione dell’emendamento segue la dichiarazione del primo ministro Benjamin Netanyahu, che durante un incontro del suo nuovo governo ha parlato di “una campagna internazionale” condotta per “macchiare il nome” di Israele e delegittimare la sua esistenza.
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