22 giugno 2015 20:23
La portaerei Cavour nella baia di Algeri, il 31 marzo 2014. (Louafi Larbi, Reuters/Contrasto)

La fase A. È stata approvata dai ministri degli esteri europei riuniti in Lussemburgo la prima fase della missione navale Eunavfor Med contro i trafficanti di esseri umani nel Mediterraneo. La ratifica del “punto A” – avvenuta senza discussione e all’unanimità – prevede innanzitutto uno scambio di informazioni d’intelligence e un’attività di pattugliamento rafforzata, come hanno riferito fonti diplomatiche europee.

I protagonisti. La missione Eunavfor Med sarà condotta in collaborazione con la Nato – che porta avanti nel Mediterraneo la sua missione militare antiterrorismo Active Endeavour, lanciata nel 2001 – e diverse agenzie delle Nazioni Unite, oltre all’agenzia europea per la gestione delle frontiere esterne Frontex. Sono previste anche sinergie con l’Unione africana e con diversi paesi arabi, secondo modalità che non sono state ancora precisate in questa fase.

La struttura e i suoi mezzi. Il quartier generale europeo avrà sede a Roma e l’operazione coinvolgerà, in un primo tempo, una decina di paesi membri dell’Unione, tra nord e sud. Da una decina di stati dell’Unione provengono anche gli equipaggiamenti e i mezzi che saranno dispiegati nel giro di una settimana. Si partirà con cinque navi da guerra, tre aerei da ricognizione, tre elicotteri, due sottomarini e due droni. Per il comando dell’operazione è stata designata la portaerei italiana Cavour, nave ammiraglia della marina militare, che però almeno all’inizio non trasporterà aerei da combattimento.

Gli obiettivi. Questa prima fase sarà orientata alla raccolta di informazioni d’intelligence, attraverso satelliti droni, intercettazioni elettroniche, agenti sul campo. Si prepareranno così le due fasi successive, che riguarderanno la caccia attiva ai trafficanti: la seconda fase della missione riguarderà la cattura in acque internazionali, mentre la terza in acque territoriali e interne della Libia, senza escludere azioni sulla costa. Per garantire le basi legali di un simile intervento servirà però una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, oltre all’assenso di un governo di unità nazionale libico la cui formazione sembra tutt’altro che imminente.

Il contesto. I ministri degli esteri europei e la responsabile della diplomazia dell’Unione, Federica Mogherini, hanno insistito a più riprese che la missione militare navale non è che uno degli aspetti della più ampia “strategia per la migrazione”, elaborata di recente dalla Commissione di Bruxelles. Questa strategia punta idealmente ad agire sulle cause delle migrazioni, nei paesi di origine e di transito, e a distribuire i richiedenti asilo e i rifugiati tra i ventotto paesi membri. Argomento, quest’ultimo, che sarà discusso a livello di capi di stato e di governo in occasione del Consiglio europeo del 25 e 26 giugno prossimi.

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