21 luglio 2015 13:45

Calciatori africani di appena 14 anni sono stati costretti a vivere in semi schiavitù dal club Champasak United, con sede a Pakse, nel Laos meridionale. In febbraio, la società ha fatto arrivare 23 ragazzini dalla Liberia con la promessa di farli allenare in un’accademia di calcio. Hanno fatto firmare loro un contratto che includeva stipendio, vitto e alloggio, ma una volta arrivati la situazione era molto diversa: nessuna paga, materassi buttati a terra negli spogliatoi dello stadio, igiene e pasti scarsi. Sei di loro sono ancora là, secondo l‘inchiesta della Bbc che ha svelato che la Champasak United avrebbe organizzato questo traffico di esseri umani con l’intenzione di lucrare sulle vendite future dei giovani giocatori.

La squadra ha negato qualsiasi irregolarità. Ma la Fifa, che proibisce i trasferimenti all’estero ai giocatori minorenni, sta raccogliendo informazioni.

La Bbc ha raccolto varie testimonianze. Per arrivare alla denuncia è stato fondamentale il racconto di Kesselly Kamara, un quattordicenne che ora è riuscito a tornare in Liberia. Kamara ha spiegato di essere partito per il Laos dietro invito del giocatore liberiano Alex Karmo, che a quel tempo presiedeva il club asiatico. Il giovane ha accettato l’offerta con entusiasmo e, come i suoi compagni, ha firmato un contratto di sei anni, visto che nel paese manca una vera e propria scuola di preparazione al calcio. Però l’accademia era fittizia, senza alcun riconoscimento giuridico e quindi non dava nemmeno diritto di restare nel paese con un legale permesso di soggiorno. Non c’erano medici né allenatori. I ragazzi erano costretti a dormire per terra in un unico stanzone e non percepivano lo stipendio promesso. I loro passaporti erano stati requisiti al momento dell’arrivo.

Le pressioni della Fifa hanno fatto in modo che Kamara e 16 suoi compagni venissero liberati tre mesi fa. Ma altri sei sono ancora a Pakse. La ong Foot Solidaire per la tutela dei giovani calciatori stima che 15mila adolescenti se ne vanno dall’Africa ogni anno nella speranza di realizzare il sogno di diventare un giocatore professionista. La maggior parte di loro è vittima di truffatori e finti scopritori di talenti.

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