07 agosto 2015 16:36

È di almeno quindici morti e diverse centinaia di feriti il bilancio dell’attentato avvenuto stamattina a Kabul, dove un camion bomba è esploso in un quartiere residenziale. Lo ha riferito uno dei portavoce della presidenza afgana, Sayed Zafar Hashemi, correggendo il precedente bilancio di otto vittime. Si tratta del primo attentato nella capitale dell’Afghanistan dalla nomina del successore del mullah Omar alla guida dei taliban.

La potente deflagrazione ha travolto diverse palazzine abitate oltre a un mercato, e ha provocato un cratere profondo quasi dieci metri non lontano da una caserma dell’esercito, nel quartiere di Shah Shaheed nell’est della capitale. Il bilancio dell’attacco è passato in giornata da otto a 15 morti e oltre 240 feriti, “tra cui 47 donne e 33 bambini” ha spiegato Hashemi aggiungendo che il presidente afgano Ashraf Ghani è andato a visitare i feriti, che sono in gran parte ricoverati in un ospedale dell’ong Emergency.

Per il capo della polizia di Kabul, Abdul Rahman Rahimi, i responsabili hanno colpito con l’obiettivo di “fare un massacro”. “Con l’attentato suicida in un quartiere residenziale, i nemici del popolo afgano non ottengono che la vergogna” ha commentato Ghani. Per il momento dai taliban non è comunque arrivata alcuna rivendicazione.

Di solito gli insorti non rivendicano gli attentati che fanno vittime civili, anche se sono responsabili della maggior parte delle morti tra la popolazione secondo un rapporto pubblicato questa settimana dalla missione dell’Onu in Afghanistan (Unama). Secondo la stessa fonte, nella prima metà di quest’anno – segnata dalla fine della missione bellica della Nato – le violenze contro i civili hanno raggiunto un record negativo con 1.592 morti e 3.329 feriti.

Le violenze degli ultimi giorni a Kabul, Kandahar e nella provincia orientale di Logar rappresentano la prima ondata di attacchi dopo la nomina del mullah Akthar Mohammad Mansour alla guida dei taliban, come successore del loro leader storico, il mullah Omar. Ma una frangia del movimento fondamentalista islamico si rifiuta di rispondere al nuovo capo, accusandolo di aver mentito negli ultimi due anni sulle condizioni del mullah Omar, che invece secondo i servizi segreti pachistani era morto nell’aprile 2013 in Pakistan.

A conferma delle tensioni interne, lunedì si è dimesso il capo dell’ufficio politico che i taliban hanno aperto in Qatar per facilitare il dialogo con le autorità di Kabul, Syed Tayyab Agha. E giovedì l’hanno seguito altri due dirigenti dello stesso ufficio, Aziz Rehman e Mawlawi Nek Mohammad. Per quanto riguarda i colloqui di pace, dopo la prima fase che si è tenuta in Pakistan all’inizio di luglio un secondo incontro tra le parti doveva svolgersi la settimana scorsa ma è stato rinviato dopo l’annuncio della morte di Omar.

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