09 marzo 2016 17:01

Coltivare cannabis per uso personale resta un reato in Italia. Lo ha deciso la corte costituzionale che ha dichiarato non fondata la questione di legittimità sollevata dalla corte di appello di Brescia sulle pene previste per la coltivazione di piante di cannabis per uso personale. La decisione è stata presa in base all’articolo 75 del testo unico in materia di stupefacenti.

Il 10 marzo la corte d’appello di Brescia aveva presentato un ricorso alla consulta, accogliendo la richiesta di due avvocati, Claudio Miglio e Lorenzo Simonetti, che difendevano la causa di un commerciante di Brescia condannato in primo grado a otto mesi di reclusione e mille euro di multa per aver coltivato otto piante di marijuana in casa.

L’uomo si era difeso spiegando che le piante erano per consumo personale e non per spaccio. L’uomo era comunque stato condannato, ma nel corso dell’appello i due avvocati hanno sollevato una questione di equità, sostenendo che per la legge italiana è più grave possedere una pianta di cannabis per uso personale che marijuana lavorata, sempre per uso personale.

Infatti il possesso di marijuana lavorata è stato depenalizzato ed è un illecito amministrativo. La corte d’appello di Brescia sosteneva nel suo ricorso che la legge violava i principi di ragionevolezza e uguaglianza previsti dalla costituzione. Alcuni gruppi, tra cui i Radicali italiani, speravano che la consulta accogliesse il ricorso del tribunale di Brescia in modo da aprire un dibattito politico in parlamento sulla depenalizzazione e liberalizzazione della cannabis.

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