24 giugno 2016 18:46

I mercati avevano scommesso sulla vittoria dei sostenitori dell’Unione europea al referendum, in particolare dopo l’omicidio della deputata laburista Jo Cox, uccisa per le sue idee e il suo lavoro il 16 giugno da un estremista nazionalista. La commozione che è seguita all’omicidio di Cox aveva fatto pensare che le ragioni dei sostenitori dell’Europa avrebbero prevalso su quelle degli euroscettici. Gli ultimi sondaggi diffusi alla vigilia delle elezioni confermavano questa previsione che però è stata smentita dai risultati, emersi durante la notte.

La vittoria della Brexit il 24 giugno ha scioccato i mercati mondiali: da Tokyo a New York tutti gli indici delle borse hanno accusato pesanti perdite. La sterlina, che nella notte del 23 giugno era salita fino a essere scambiata a 1,50 dollari, è crollata rapidamente, arrivando a cedere oltre l’11 per cento sul dollaro. E con il passare delle ora la situazione non è migliorata. Le borse europee hanno raggiunto dei livelli molto bassi. Madrid ha aperto a -12 per cento, Milano è arrivata a -11 per cento. New York ha aperto in calo (al -2,16 per cento per il Dow Jones e al -3,7 per cento per il Nasdaq). Ecco chi potrebbe guadagnare e chi invece potrebbe perdere dall’uscita del Regno Unito dall’Unione europea.

I beni rifugio

Una delle conseguenze della Brexit è la corsa ai cosiddetti beni rifugio come l’oro, i metalli preziosi e i titoli di stato a dieci anni. Dopo l’annuncio della vittoria della Brexit il prezzo dell’oro è schizzato alle stelle. Le valute che stanno attirando di più gli investitori sono lo yen giapponese e il dollaro statunitense.

Il petrolio

Il prezzo del greggio ha risentito in maniera limitata del referendum nel Regno Unito. Ci sono state delle perdite legate alla volatilità generale dei mercati, ma per ora gli analisti non credono che l’impatto del voto britannico sarà molto esteso sul prezzo del petrolio. Il Regno Unito consuma meno di 1,6 milioni di barili di petrolio al giorno, l’1,6 per cento del totale mondiale, e il consumo è in diminuzione dal 2005. Il Regno Unito è il 15 ° consumatore di petrolio al mondo, dietro agli Stati Uniti e alla Cina, ma anche dietro al Brasile, alla Corea del Sud, alla Germania, al Canada, all’Iran, al Messico e persino all’Indonesia. Anche se il voto determinerà un periodo d’incertezza e anche di rallentamento della crescita, l’impatto sulla domanda di petrolio sarà troppo piccolo per essere visibile al livello mondiale. L’impatto sarebbe più grave se ci fosse un contagio nel resto dell’Unione europea, un’area che consuma circa 11,1 milioni di barili di petrolio al giorno. Il rischio di un contagio non sembra significativo, ma la valutazione dei mercati potrebbe cambiare rapidamente la prossima settimana quando le conseguenze della Brexit diventeranno più chiare.

I titoli di stato europei

La vittoria della Brexit espone i titoli di stato dei paesi dell’area euro a pesanti contraccolpi. Gli investitori potrebbero penalizzare i titoli di stato europei, anche se il Regno Unito non è un paese della zona euro e se la politica monetaria della Banca centrale europea contrasterà questo tipo di speculazioni. Altri fattori d’incertezza come il voto spagnolo, i problemi economici della Grecia, l’instabilità politica del Portogallo e il referendum costituzionale previsto per ottobre in Italia contribuiscono ad aumentare il nervosismo e la volatilità dei mercati. I singoli paesi della zona euro saranno esaminati continuamente da parte dei mercati. In vista del voto britannico, sono già aumentati gli spread tra titoli di stato tedeschi e quelli delle economie dell’Europa meridionale. Un test per capire l’influsso della Brexit sull’economia europea sarà il progetto di un’unione bancaria europea. Secondo gli analisti, bisognerà capire se questo piano farà dei passi in avanti: questo potrebbe essere un buon segno.

Le banche

Le banche europee sono state le più colpite dalle perdite, dopo la notizia della vittoria del fronte del leave (lasciare). Senza lo scudo del quantitative easing, che funziona per i titoli di stato, le azioni delle banche sono le più esposte alle speculazioni. Con l’uscita del Regno Unito, saranno rinegoziati tutti gli accordi tra le banche che hanno delle sedi a Londra, gli istituti di credito britannici potrebbero avere maggiori problemi a operare nell’Unione europea dal Regno Unito.

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