29 agosto 2016 13:57

Il 28 agosto le autorità turche hanno dichiarato di aver ucciso almeno 25 “terroristi”, termine con il quale i militari indicano i combattenti delle milizie curde. Tuttavia, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani (Osdu), l’associazione vicina ai ribelli siriani che ha sede a Londra, almeno 40 civili sono morti nei raid turchi a Jarabulus, nel nord della Siria.

Dal 24 agosto Ankara ha lanciato un intervento militare senza precedenti nel nord della Siria. Il 28 agosto il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, in un comizio a Gaziantep, ha dichiarato che la Turchia sta combattendo contro un nemico unico, composto dai jihadisti del gruppo Stato islamico (Is) e dalle milizie curde impegnate nella guerra contro l’Is nel nord della Siria e dell’Iraq fin dall’inizio delle operazioni contro i jihadisti, nel giugno del 2014. I curdi sono anche il principale alleato sul terreno della coalizione contro l’Is guidata dagli Stati Uniti.

Il fine settimana è stato caratterizzato da violenti scontri tra l’esercito turco e le milizie curde in Siria. Secondo l’Osdu i bombardamenti turchi, concentrati nella zona a sud di Jarabulus, hanno causato la morte di almeno venti civili nel villaggio di Jeb el Koussa e venti nei pressi del villaggio di Al Amarné.

Secondo l’Osdu, si tratta dei primi civili uccisi dall’inizio dell’offensiva turca. In seguito i curdi hanno accusato Ankara di “voler espandere il suo controllo ad altre regioni della Siria”.

Il conflitto siriano, nel quale sono morte più di 290mila persone, è sempre più complesso e sta assumendo una dimensione internazionale. Ankara considera il Pyd, il principale partito curdo in Siria, e il suo braccio armato, l’Unità di protezione del popolo (Ypg), organizzazioni “terroristiche”. Anche se le milizie curde hanno rappresentato l’unico argine all’avanzata dell’Is nell’estate del 2014 in Siria e Iraq e sono sostenute da Washington, alleato storico della Turchia.

La ripresa del conflitto con i curdi

A Gaziantep il presidente turco Erdoğan ha detto che il vero unico nemico contro cui combatte la Turchia è la rete occulta dell’imam Fethullah Gülen, accusato di essere la mente del tentato colpo di stato del 15 luglio. Secondo il presidente turco, a Gülen farebbero capo sia i terroristi dell’Is sia i guerriglieri del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), che sono in conflitto contro lo stato turco dal 1984. Infine Erdoğan ha detto che anche i movimenti e i partiti curdosiriani (Ypg e Pyd) saranno considerati nemici del paese, in quanto legati al Pkk.

Questo è il contesto in cui Erdoğan ha lanciato l’operazione militare Scudo dell’Eufrate nel nord della Siria, con l’obiettivo di riprendere la città di Jarabulus che si trova al confine tra Siria e Turchia. In un primo momento l’intervento ha comportato la perdita di posizioni da parte dei jihadisti dell’Is, ma successivamente si è trasformato in un conflitto contro le milizie curdo-siriane.

Questo intervento turco in Siria sembra la continuazione ideale del conflitto armato tra il Pkk e l’esercito in Turchia, in corso da decenni. Nel luglio del 2015 Ankara ha deciso di riprendere le armi contro i curdi, bombardando i territori controllati dal Pkk nel nordest del paese. Da parte loro le milizie curde hanno ricominciato a mettere in atto azioni di guerriglia contro obiettivi strategici come caserme e convogli militari. Nell’ultimo attacco, il 26 agosto a Cizre, un’esplosione ha ucciso undici poliziotti.

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