21 novembre 2019 12:28

A Hong Kong, con il prolungarsi delle proteste, emergono alcuni rituali. Uno potrebbe essere ribattezzato “lo srotolamento dello striscione”. Quando stanno per scoppiare degli scontri, dallo schieramento di poliziotti dotati di maschera antigas si fanno avanti due agenti con un cartello che recita: “Attenzione: gas lacrimogeno”. Poi cominciano i lanci e si scatena un vortice di nubi, urticanti e soffocanti. A parte i pochi che indossano maschere, la folla si disperde, mentre la polizia la insegue.

Sono molti i manifestanti che hanno vissuto qualcosa di simile. A dire il vero Hong Kong vi ricorre in maniera relativamente limitata. Nei primi cinque mesi di protesta la sua polizia ha lanciato circa seimila bombole di gas lacrimogeno, molte meno di quelle usate a Parigi in una sola giornata, lo scorso dicembre, contro le manifestazioni dei gilet gialli.

L’espressione “gas lacrimogeno” definisce una serie di agenti chimici. Di questi, tra i più usati ci sono l’orto-clorobenziliden-malononitrile (gas cs), l’oleoresin capsicum (gas oc, o spray al peperoncino) e il cloroacetofenone (gas cn). Questi gas sono in realtà polveri. Alcune nuove varianti sono progettate per disperdersi più lentamente.

Uso controverso
I loro sostenitori affermano che permette di salvare vite. Dei poliziotti stanchi, irrequieti e spaventati ma armati di gas lacrimogeno uccideranno meno persone di quelli che maneggiano armi letali. Dopo mesi di crescenti violenze, solo l’8 novembre è morta una persona durante le proteste a Hong Kong. Alex Chow, uno studente, è morto dopo essere caduto dal ballatoio di un parcheggio mentre fuggiva dai gas lacrimogeni. Al contrario, in Iraq da ottobre sono morte più di trecento persone, perlopiù perché le forze dell’ordine sono più propense a usare proiettili veri.

Ciò nonostante, l’uso di gas lacrimogeno è controverso. Anna Feigbaum dell’università di Bournemouth, autrice di una storia del gas lacrimogeno, sostiene che sia “un male per la democrazia”. Secondo lei “permette di abbassare il livello di violenza accettabile e, nel farlo, vanifica i processi di riflessione”.

A Hong Kong si stima che l’88 per cento della popolazione sia stata esposta al gas nelle ultime settimane

Fatto strano, delle sostanze chimiche che così spesso sono utilizzate sui civili sono vietate in ambito militare. Il gas lacrimogeno è stato usato per la prima volta in battaglia durante la prima guerra mondiale. L’uso di un simile gas in quel conflitto ha portato alla sua messa al bando ai sensi del protocollo di Ginevra del 1925. All’epoca gli eserciti aggirarono il divieto, e gli Stati Uniti ricorsero per esempio al gas cs in Vietnam. Ma il divieto per usi militari è stato incluso anche nella convenzione sulle armi chimiche del 1993.

Dopo la prima guerra mondiale il gas lacrimogeno è diventato un popolare “agente di controllo dei disordini” negli Stati Uniti e nell’impero britannico. La polizia di Hong Kong sta seguendo procedure ideate dagli amministratori coloniali britannici. Il ministero della guerra britannico imponeva che ai manifestanti fosse esplicitata “l’intenzione di usare il gas lacrimogeno e fosse rivolta una debita segnalazione”. Per questo fu promosso il termine fuorviante di “fumo”. Come dichiarato da Henry Duffield Craik, governatore del Punjab agli ordini del raj britannico dal 1938 al 1941, “gas è una parola che mette molto più in allarme, poiché suggerisce qualcosa di simile al gas venefico usato dai tedeschi nell’ultima guerra”.

Gli effetti a breve termine del gas lacrimogeno sono spiacevoli, ma si attenuano velocemente. Poco si sa dell’impatto a lungo termine (test clinici sono impossibili). Ma i pericoli vengono più dal suo uso errato che dal gas stesso. Brian Castner, specialista di armi per Amnesty international, sostiene che debbano sussistere alcune condizioni: la folla deve poter accedere a un percorso nel quale disperdersi, l’area dev’essere ben ventilata, e il gas deve essere lanciato per terra di fronte ai manifestanti, non in aria o ad altezza testa, soprattutto quando le bombole che li contengono sono grandi e potenzialmente letali, come in Iraq.

Anche se queste linee guida fossero seguite – il che spesso non accade – il gas lacrimogeno colpisce indiscriminatamente. A Hong Kong si stima che l’88 per cento della popolazione sia stata esposta al gas nelle ultime settimane. Molte di queste persone sono probabilmente affette da asma, malattie polmonari e altri disturbi, e soffrono quindi più delle altre per gli effetti del gas lacrimogeno. L’uso di quest’ultimo è quindi più rischioso di quanto appaia.

(Traduzione di Federico Ferrone)

Questo articolo è stato pubblicato dal settimanale britannico The Economist.

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