12 marzo 2020 18:20

Da giornalisti che lavorano in Italia per mezzi d’informazione francesi e francofoni abbiamo seguito fin dall’inizio la crisi dell’epidemia del nuovo coronavirus nella penisola. Abbiamo potuto constatare la progressione folgorante della malattia e abbiamo raccolto le testimonianze del personale sanitario italiano. Molti di noi hanno raccontato la situazione tragica negli ospedali, i servizi di terapia intensiva al collasso, i pazienti che non ce l’hanno fatta e la carenza di respiratori artificiali.

Di conseguenza abbiamo il dovere di rivolgere un messaggio alle autorità pubbliche francesi ed europee affinché prendano finalmente atto della portata del pericolo. Osserviamo una lontananza notevole tra la situazione a cui assistiamo quotidianamente in Italia e la mancanza di preparazione dell’opinione pubblica francese per uno scenario che comporterà una diffusione consistente, se non massiccia, del nuovo coronavirus, come conferma la stragrande maggioranza degli esperti. Non c’è più tempo da perdere, anche fuori dall’Italia.

Siamo convinti che sia nostro dovere sensibilizzare la popolazione francese. Spesso le notizie che arrivano dalla Francia dimostrano che gran parte dei nostri concittadini non ha cambiato le proprie abitudini. Le persone credono di non correre alcun rischio, soprattutto i giovani. Tuttavia in Italia cominciano a essere riscontrati casi critici con necessità di ricovero in rianimazione anche per la fascia d’età tra i 40 e i 45 anni. Il caso più eclatante è quello di Mattia, 38 anni, uno sportivo che è stato ricoverato in terapia intensiva per 18 giorni. Si tratta del primo caso registrato a Codogno, alla fine di febbraio, nel centro della zona rossa in Lombardia.

Inoltre, molti francesi non si rendono conto che in caso di patologia grave diversa dal nuovo coronavirus non saranno curati come necessario per mancanza di posti disponibili, come accade in Italia ormai da giorni.

Sottolineiamo infine che il sistema sanitario coinvolto è quello del nord della penisola, ovvero il migliore del paese e uno dei migliori d’Europa.

La Francia deve imparare la lezione dall’esperienza italiana.

Manuella Affejee, redazione francofona di Radio Vaticana
Delphine Allaire, redazione francofona di Radio Vaticana
Salvatore Aloïse, corrispondente di Arte
Olivier Bonnel, redazione francofona di Radio Vaticana
Bertrand Chaumeton, regista radiofonico
Manuel Chiarello, giornalista freelance
Matteo Cioffi, corrispondente sportivo di Radio France international
Marie Duhamel, redazione francofona di Radio Vaticana
Ariel F. Dumont, corrispondente di Marianne e Le Quotidien du Médecin
Antonino Galofaro, corrispondente di Le Temps
Bruce de Galzain, corrispondente permanente di Radio France in Italia
Marine Henriot, redazione francofona di Radio Vaticana
Arthur Herlin, direttore dell’agenzia i.Media
Richard Heuzé, Politique internationale
Blandine Hugonnet, giornalista freelence
Franck Iovene, Afp
Éric Jozsef, corrispondente di Libération e Radio televisione svizzera
Anne Le Nir, corrispondente Rtl/La Croix
Marc-Henri Maisonhaute, giornalista freelence
Francesco Maselli, corrispondente l’Opinion
Natalia Mendoza, corrispondente di France 24
Alban Mikoczy, corrispondente di France2/France3
Valentin Pauluzzi, corrispondente L’Équipe
Jean-Charles Putzolu, Radio Vaticana
Quentin Raverdy, giornalista freelence
Xavier Sartre, redazione francofona di Radio Vaticana
Valérie Segond, corrispondente Le Figaro
Eric Sénanque, corrispondente di Radio France international in Vaticano
Nicolas Senèze, inviato speciale permanente di La Croix in Vaticano
Arman Soldin, inviato speciale di Afp Tv
Anne Tréca, corrispondente di Radio Rtl

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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