28 febbraio 2022 13:31

Per coloro che si preoccupano della pace nella regione dell’Asia-Pacifico, l’Ucraina non è, come dice il commento di un giornale giapponese, “un incendio su una riva lontana”. Fatto non secondario, anche in Asia una piccola democrazia ha di fronte una grande potenza prevaricatrice. La Cina rivendica da tempo Taiwan come sua, usa le proprie forze armate per intimidirla, e si riserva il diritto di invaderla.

Il primo ministro giapponese, Kishida Fumio, ha recentemente avvertito: “se tollereremo l’uso della forza per cambiare lo status quo, la cosa avrà un impatto anche sull’Asia”. Con questo voleva dire che l’aggressione del presidente russo, Vladimir Putin, nei confronti dell’Ucraina potrebbe incoraggiare la sua controparte cinese, Xi Jinping, a fare lo stesso con Taiwan. I commenti dei mezzi d’informazione cinesi fanno poco per dissipare questa preoccupazione.

In risposta a un appello del G7 a sostenere l’integrità territoriale dell’Ucraina, il Global Times, un tabloid statale, ha twittato beffardamente: “Anche quando la Cina agisce per sradicare il regime secessionista di Taiwan, dovete dare alla Cina un sostegno incrollabile”.

Differenze illuminanti
In realtà, lungi dal sancire la saggezza della politica estera di Xi, la guerra in Ucraina ne espone i limiti. Nel frattempo le differenze tra l’Ucraina e Taiwan sono più illuminanti delle somiglianze, a partire dai livelli di sostegno degli Stati Uniti. La maggior parte dei cittadini statunitensi non è in grado di individuare su una mappa geografica l’Ucraina, il settantasettesimo principale partner commerciale del loro paese.

Taiwan, al contrario, è il nono più grande partner commerciale degli Stati Uniti, oltre che una superpotenza dei semiconduttori che sono al cuore delle catene di approvvigionamento globale. Il fatto che si tratti di una democrazia di lingua cinese, sottolinea Bonnie Glaser del centro studi statunitense German Marshall fund, ha permesso a Taiwan di essere considerata dagli Stati Uniti come un modello politico alternativo allo stato continentale gestito dai comunisti. Tra Washington e Taipei esiste il Taiwan relations act, un trattato di cooperazione firmato nel 1979, in base al quale gli Stati Uniti si sono impegnati a fornire armi e a respingere i tentativi di cambiare con la forza lo status indipendente dell’isola. Taiwan si trova anche al centro della “prima catena di isole” del Pacifico occidentale e, tramite una gestione amichevole, offre un cuscinetto fondamentale al Giappone, principale alleato di Washington nella regione, dalle minacce cinesi.

La preoccupazione più immediata è che l’Ucraina distolga le attenzioni degli Stati Uniti dal Pacifico

Dunque, la credibilità degli Stati Uniti è molto più in gioco in Asia riguardo a Taiwan che non in Europa a proposito dell’Ucraina. Perdere Taiwan significherebbe la fine di un ordine militare nella regione che gli Stati Uniti hanno capitanato dopo la seconda guerra mondiale, oltre che cedere alla Cina il ruolo di potenza incontrastata della regione.

Non è sorprendente, quindi, che la presidente di Taiwan, Tsai Ing-wen, e la sua amministrazione si premurino di sottolineare le differenze del loro paese rispetto all’Ucraina. Xi Jinping, sostengono, sa che gli Stati Uniti risponderebbero con forza a qualsiasi attacco. La preoccupazione più immediata, secondo Lo Chih-cheng, capo della divisione affari esteri del partito al governo, è che l’Ucraina distolga le attenzioni degli Stati Uniti, permettendo alla Cina di compiere alcune azioni militari, come testare l’impegno di Taiwan a difendere le sue isolette periferiche.

Andrew Yang, un ex ministro della difesa taiwanese, prevede che la Cina intensifichi le azioni di disinformazione e gli attacchi informatici progettati per seminare dubbi sugli impegni di Washington, e rafforzare le opinioni dell’inevitabilità del dominio cinese. In questo senso esiste un collegamento con l’Ucraina, secondo Glaser. La Cina osserva da vicino il modo in cui la Russia organizza la sua guerra ibrida in Ucraina, con l’idea di trarne lezioni da usare contro Taiwan.

La disputa con il Giappone
Infine, la Russia stessa è una potenza asiatica. Prima che cominciasse a preparare la guerra contro l’Ucraina, le sue attività militari nell’estremo oriente russo stavano diventando non solo più vigorose, ma anche più ostili agli Stati Uniti e ai suoi alleati. La Russia usa il mare di Okhotsk, a nord del Giappone, come ridotta per i suoi sottomarini dotati di armi nucleari (progettati per attaccare gli Stati Uniti in caso d’estrema necessità). Ha condotto esercitazioni navali congiunte con la Cina, un partner militare sempre più stretto, nel mar del Giappone.

Nel frattempo il Giappone è l’unico membro del G7 con cui la Russia ha una disputa territoriale diretta: Stalin s’impadronì di quattro isole del nord negli ultimi giorni della seconda guerra mondiale. Le speranze del Giappone di una loro restituzione avevano portato ad anni di tentativi di riavvicinamento con la Russia, in cui il Giappone si era preoccupato di non essere considerato come parte di un gruppo di paesi antirussi. Ma questa settimana il Giappone ha condannato l’aggressione della Russia e si è unito alle sanzioni occidentali contro Mosca.

Questo nonostante le esercitazioni russe insolitamente massicce nelle acque vicino al Giappone delle ultime settimane, destinate, dicono gli analisti militari, a dissuadere Tokyo dallo schierarsi con gli Stati Uniti e l’Europa. L’accresciuta tensione tra la Russia e il Giappone sembra destinata a diventare la norma. I fuochi dell’Ucraina stanno già bruciando sulla sponda asiatica.

(Traduzione di Federico Ferrone)

Questo articolo è uscito sul settimanale britannico The Economist.

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