Da giorni in Italia si discute di una norma approvata dal governo Meloni che dà ai migranti la possibilità di restare fuori dai Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) pagando quasi cinquemila euro, in attesa che la loro richiesta d’asilo venga esaminata. Per certi versi questa pratica fa pensare al metodo delle cauzioni diffuso in alcuni sistemi penali, in particolare in quello statunitense, in base al quale una persona in attesa di processo può restare in libertà se versa al tribunale una somma in denaro. In quei paesi è il giudice a stabilire se concedere la libertà su cauzione e a decidere l’eventuale importo, tenendo conto della gravità del potenziale reato commesso e della pericolosità del sospettato. Questo sistema è diverso dalla norma italiana per un aspetto fondamentale, cioè il fatto che la somma viene restituita se l’imputato si presenta in tribunale per l’udienza. 


In sostanza il sistema statunitense delle cauzioni, che ha radici molto antiche negli ordinamenti anglosassoni e fu introdotto dai coloni inglesi nel seicento, cerca di trovare un equilibrio tra i diritti di chi è accusato di un reato e la sicurezza della comunità: le persone potenzialmente pericolose restano in carcere, mentre quelle che non sono considerate una minaccia continuano a vivere la propria vita in attesa di giudizio. La norma del governo italiano sembra essere più che altro un modo per scaricare sui migranti i costi dell’accoglienza (oltre che, soprattutto, per sbandierare di nuovo l’approccio ideologico su questo tema).

In ogni caso negli Stati Uniti è in corso da tempo un dibattito molto interessante sulla cauzione. Di recente si è allargato sempre di più il fronte di chi pensa che questo strumento contribuisca a creare un sistema giudiziario su due livelli, in cui le persone che non possono permettersi di pagare finiscono in carcere anche se non sono pericolose per la comunità, mentre chi ha più risorse può comprare la propria libertà. In questo modo verrebbero traditi alcuni princìpi fondamentali dell’ordinamento giuridico statunitense, come l’uguaglianza di fronte alla legge e la presunzione d’innocenza. Uno strumento pensato in teoria per tenere più persone possibili fuori dalle carceri finisce paradossalmente per contribuire al loro sovraffollamento.

Infine il sistema delle cauzioni ha creato un’industria molto controversa, in cui le aziende versano i soldi della cauzione per chi non è in grado di pagare, incassando una commissione che di solito è del 10 per cento del totale (come fa Max Cherry nel film Jackie Brown, di Quentin Tarantino). “Questo meccanismo”, scrive il Los Angeles Times, “esiste solo negli Stati Uniti e nelle Filippine”.

Alcune città stanno cercando alternative. Il caso più importante è quello di Los Angeles. “In base al sistema attuale”, continua il giornale, “la decisione se concedere la libertà su cauzione o mandare in carcere una persona arrestata viene presa quando il diretto interessato è in custodia della polizia e prima che abbia scelto un avvocato o possa presentare il proprio caso davanti a un giudice. In genere nemmeno il pubblico ministero è a conoscenza del caso in questa fase. È una questione che riguarda esclusivamente la polizia, il garante della cauzione (cioè l’azienda che presta i soldi) e i funzionari del carcere”.

Effetti paradossali
A novembre 2022 Phillip Urquidi, un uomo di 25 anni, ha fatto causa alla contea di Los Angeles per contestare il modo in cui era stato gestito il suo caso. “Urquidi viveva in un furgone con la sua ragazza quando è stato arrestato da un agente per vandalismo. Non aveva soldi per la cauzione ed è stato mandato in carcere. Lì ha saputo che il procuratore distrettuale si era rifiutato di aprire un procedimento contro di lui. Nonostante questo è rimasto in carcere per giorni, senza accesso alle sue medicine e senza poter contattare la sua compagna. Ha anche perso il lavoro”.
La sua testimonianza ha confermato gli studi accademici secondo cui il sistema basato sulla cauzione non rende le comunità più sicure, al contrario fa aumentare le situazioni di disagio e provoca una crescita della criminalità.

A luglio il principale organo della giustizia della città ha introdotto una serie di modifiche alle norme sulle cauzioni. Spiega il Los Angeles Times: “La polizia emetterà citazioni per strada o alla stazione di polizia ai sospettati accusati di reati di basso livello, poi li rilascerà con l’ordine di comparire in tribunale per la prima udienza alcuni giorni dopo. Gli accusati di reati più gravi saranno trattenuti mentre i magistrati – che lavorano a distanza, senza vedere o sentire gli imputati o i pubblici ministeri – esamineranno i loro documenti e decideranno se mandarli in carcere in attesa delle udienze o se rilasciarli con una serie di condizioni che non includono una cauzione in denaro”.

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