01 settembre 2020 15:35

Mentre in Francia la diffusione del covid-19 è in aumento da settimane, il 26 agosto il ministro dell’istruzione Jean-Michel Blanquer ha illustrato il protocollo sanitario per la riapertura degli istituti scolastici. Negli spazi chiusi le mascherine saranno obbligatorie per tutti gli adulti e per gli alunni delle medie e delle superiori. Ma emergono forti preoccupazioni sul rispetto delle misure-barriera nelle classi più affollate, negli spazi esterni e nelle mense scolastiche.

“Con il rientro a scuola e il ritorno dei più piccoli nella collettività, il rischio di casi di infezione da Sars-cov-2 tra gli studenti, ma anche tra gli insegnanti, è del tutto reale”, hanno sottolineato il 19 agosto diverse associazioni di pediatri. Questi ultimi invitano i genitori a vaccinare i bambini contro la gastroenterite e l’influenza (per evitare la confusione dei sintomi con quelli del covid-19) e chiedono di usare test salivari meno invasivi per individuare i casi di positività.

Ma qual è il rischio reale per i bambini e per il personale scolastico? In base a quali criteri è stata fissata in Francia l’età minima di undici anni per l’obbligo di mascherina? Cerchiamo di analizzare la situazione.

Contagi piuttosto contenuti tra i minori di 10 anni

Fin dall’inizio dell’epidemia di covid-19, i dati hanno mostrato che il virus Sars-cov-2 colpisce in modo più grave chi ha superato i 65 anni e le persone affette da altre malattie. I bambini sotto i dieci anni, che di solito sono molto esposti alle infezioni respiratorie, come l’influenza, sembrano generalmente risparmiati dal nuovo virus, anche se rimangono alcune incertezze. A maggio, in occasione della riapertura degli asili nido e delle scuole, Santé publique France (Spf) aveva comunicato che i casi pediatrici rappresentavano solo “una piccola parte (dall’1 al 5 per cento) del totale dei casi di covid-19 accertati nel mondo”.

Nella sua analisi epidemiologica del 20 agosto, Spf ha ribadito il concetto: “I dati dimostrano che i bambini sono meno colpiti dal covid-19 (meno dell’1 per cento dei pazienti ricoverati e dei decessi)”. Il tasso di positività rilevato nel corso dei test resta molto contenuto tra i bambini, nonostante i casi siano in aumento dalla metà di maggio. Per i minori di nove anni il tasso di contagio ha raggiunto il 2,6 per cento nella settimana del 10 agosto, ovvero la metà rispetto a quello registrato nella fascia d’età 20-29 anni (4,8 per cento) nello stesso periodo.

Spesso si tratta di forme asintomatiche

“Oggi, con una maggiore consapevolezza e una letteratura più approfondita”, possiamo sostenere che si tratta di una malattia “che non concerne” i bambini, conferma Christèle Gras-Le Guen, responsabile del pronto soccorso e del reparto di pediatria generale all’ospedale universitario di Nantes e segretaria della Società francese di pediatria: “Il bambino è colpito in modo assolutamente marginale dal covid-19, nonostante alcune rare forme gravi in Francia e nel mondo. All’interno della popolazione colpita durante la prima ondata i bambini erano poco numerosi. Nella stragrande maggioranza dei casi, inoltre, i bambini infetti presentavano forme benigne o asintomatiche della malattia, anche se il carattere infettivo dei bambini asintomatici resta sconosciuto”.

In primavera è emersa una certa preoccupazione a causa di un numero fuori della norma di bambini ricoverati (duecento casi accertati in Francia) per la malattia di Kawasaki, che si è scatenata in reazione all’infezione da covid-19. Tuttavia, secondo la professoressa Gras-Le Guen, questo pericolo sembra ormai allontanato, perché “a questo punto conosciamo bene i sintomi ed esiste una terapia abbastanza efficace”.

Meno contagi rispetto agli adulti

“Di sicuro si verificheranno contagi nelle scuole. Alcuni bambini saranno infettati e probabilmente anche qualche insegnante. Ma gestiremo la situazione”, ha garantito a France Info il presidente del consiglio scientifico Jean-François Delfraissy lo scorso 24 agosto. Le preoccupazioni generate dal rischio di trasmissione del covid-19 sono legittime, in particolare a scuola, dove le interazioni tra insegnanti e alunni sono multiple e quotidiane.

Il rischio, tuttavia, è limitato. “I minori di dieci anni sono contagiati più raramente da questo virus, e comunque molto meno di frequente rispetto agli adulti”, ha ribadito il 19 agosto Robert Cohen, pediatra e infettivologo dell’ospedale intercomunale di Créteil e vicepresidente della Società francese di pediatria. “Tuttavia bisogna assolutamente evitare di dire che non sono contagiosi”.

Una sintesi pubblicata ad agosto da Spf, basata su un rapporto del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) sul ruolo della scuola nella trasmissione del virus, ha confermato le stesse tesi.

“Il contagio da bambino a bambino in ambiente scolastico è raro e non è la principale causa di infezione da Sars-cov-2 tra i bambini il cui contagio coincide con il periodo di frequentazione della scuola, in particolare nelle scuole materne e primarie”.

Anche se persistono diverse incognite, sembra che i bambini siano meno colpiti perché possiedono un numero minore di recettori del virus, spiega la professoressa Gras-Le Guen: “Alla luce dei lavori in corso possiamo dire che l’immaturità del bambino fa in modo che i recettori del virus non siano presenti e che il bambino si infetti difficilmente. Secondo i primi elementi di cui disponiamo, sembra che il cambiamento si manifesti tra i dieci e gli undici anni”.

Secondo il rapporto dell’Ecdc, rispettando le misure di igiene e il distanziamento è “poco probabile” che le scuole si trasformino in focolai “più favorevoli alla trasmissione rispetto agli ambienti professionali o di svago con una densità simile”.

La trasmissione avviene più spesso da adulto a bambino

In generale è stato dimostrato che i contagi tra bambini o da bambino ad adulto sono poco frequenti. Nella grande maggioranza dei casi l’adulto è il vettore di contagio, osserva Christèle Gras Le-Guen: “Ciò che speriamo in vista del ritorno a scuola è che il personale rispetti scrupolosamente le misure-barriera, perché sono gli adulti a rappresentare il maggior rischio di contagio per i bambini, e non viceversa”.

In un comunicato pubblicato il 27 agosto, la Società francese di pediatria ha ribadito “l’urgenza di sottolineare che i benefici educativi e sociali portati dalla scuola sono ben superiori rispetto ai rischi di un eventuale contagio dei bambini in ambiente scolastico”. Come ricorda la professoressa Gras Le-Guen, “la vita di un bambino è fatta di gioco, apprendimento e interazioni sociali che è importantissimo mantenere”.

Per i più piccoli la mascherina è inutile, se non dannosa

Il ministero dell’istruzione impone l’obbligo di indossare la mascherina per gli studenti delle medie e delle superiori, ma non per gli alunni della materna e delle elementari. I provvedimenti presi in estate in molti comuni per imporre l’uso di mascherine riguardano soprattutto chi ha più di undici anni. In Spagna, invece, la mascherina è obbligatoria a partire dai sei anni, mentre in Belgio dai dodici anni in su. Perché in Francia è stato fissato il limite di undici anni?

Il 27 agosto, su France Inter, Jean-Michel Blanquer ha risposto che il governo “si basa su ciò che dicono le autorità sanitarie e le società pediatriche”. In particolare, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha dichiarato “che la mascherina è pertinente a partire dall’età di dodici anni, e che prima di allora può essere controproducente.

L’Oms ritiene che costringere un bambino di cinque anni a indossare una protezione è inutile, se non pericoloso, perché per i più piccoli esiste il rischio reale di soffocamento. “Questa indicazione è basata sulla sicurezza e l’interesse generale del bambino, e sulla sua capacità di usare una mascherina correttamente con un’assistenza minima”, precisa l’agenzia sanitaria.

Per i bambini da sei a undici anni l’Oms è meno categorica. L’agenzia stima che la decisione debba essere fondata su fattori come “la presenza di un contagio intenso nella zona di residenza” o “la capacità del bambino di usare correttamente una mascherina in tutta sicurezza”.

La regola in vigore in Francia nasce da elementi scientifici ma anche organizzativi, sottolinea Christèle Gras Le-Guen. Attorno ai dieci-undici anni i bambini sarebbero più esposti al virus, e inoltre imporre l’uso della mascherina a quell’età è “conveniente” perché corrisponde al passaggio tra la scuola primaria e la scuola media, quando gli studenti entrano in contatto con un numero maggiore di adulti.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Questo articolo è uscito sul quotidiano francese Le Monde.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it